L’oro è ancora una protezione contro l’inflazione?

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Generalmente ci si aspetta che un contesto di inflazione crescente, insieme a persistenti bassi tassi d’interesse, favorisca il prezzo dell’oro. Allora perché quest’anno il prezzo dell’oro è sceso? Le spiegazioni più gettonate sono:

  • L’aumento del dollaro americano;
  • L’aumento dei prezzi delle azioni e quindi i maggiori costi di opportunità per gli investitori interessati all’oro;
  • L’aumento delle aspettative sui tassi d’interesse e quindi i costi d’opportunità potenzialmente più alti.

Queste ragioni non sembrano però molto convincenti. In primo luogo, spesso in passato sia il dollaro USA che il prezzo dell’oro sono aumentati bruscamente. In secondo luogo, ci sono altrettanti periodi in cui i prezzi delle azioni e il prezzo dell’oro sono aumentati in parallelo (esempio più recente: il periodo da marzo ad agosto 2020). In terzo luogo, il prezzo dell’oro ha registrato il suo maggiore aumento quando i tassi di interesse sono saliti alle stelle alla fine degli anni Settanta. È quindi inutile cercare una spiegazione significativa per le oscillazioni del prezzo dell’oro nel breve termine.

Nel lungo termine, questo metallo prezioso non fruttifero guadagna se riesce a compensare ampiamente la perdita annuale del valore del denaro dovuta all’inflazione. Nel corso del tempo, il prezzo dell’oro cresce e diminuisce a volte più e a volte meno rispetto al tasso di inflazione. L’oro è spesso visto come un rifugio sicuro in tempi di grande incertezza, come i periodi di stress geopolitico, crisi del sistema finanziario e pandemie. Questa caratteristica è, tuttavia, di minore importanza o rilevante solo come potenziale innesco dell’inflazione.

Il prezzo dell’oro è rimasto forzatamente fisso a 35 dollari USA dal 1933 al 1971. Dopo la fine del gold standard, il prezzo dell’oro fu libero di fluttuare dal 1973 e salì rapidamente a oltre 100 dollari. L’embargo petrolifero dopo la guerra dello Yom Kippur portò a un’impennata del prezzo del petrolio e dell’inflazione. Il prezzo dell’oro salì temporaneamente a circa 180 USD, ma poi scese di nuovo a poco più di 100 USD. Durante la seconda crisi petrolifera alla fine degli anni Settanta, l’inflazione salì al 15% negli Stati Uniti. All’epoca, gli investitori temevano che l’inflazione potesse andare fuori controllo e scelsero di comprare oro invece che obbligazioni, anche se loro rendimenti dei bond erano superiori al 10%. Il prezzo dell’oro raggiunse poi il massimo storico di 850 dollari all’inizio del 1980. Il presidente della Federal Reserve Paul Volcker frenò poco dopo e alzò il tasso d’interesse di riferimento al 20%, un tasso che oggi è inimmaginabile. Le aspettative d’inflazione scesero e così anche il prezzo dell’oro.

La crisi finanziaria che seguì non generò inflazione, nonostante la grande quantità di denaro creato dalle banche centrali, perché i prestiti bancari non aumentarono e il denaro non raggiunse mai l’economia reale. I rinnovati timori di inflazione durante la crisi dell’euro, che hanno spinto il prezzo dell’oro a un nuovo record di 1.900 dollari nel 2011, si sono rivelati anch’essi infondati, tanto che nel 2015 è sceso nuovamente a 1.053 dollari.

Durante la pandemia del Coronavirus, le misure di salvataggio attuate dai governi e dalle banche centrali hanno distribuito una grande quantità di denaro alla popolazione, il che si è riflesso anche in un aumento significativo della massa monetaria. Le aspettative di inflazione sono aumentate di conseguenza e, con un certo ritardo, quest’anno è aumentata anche l’inflazione. Il prezzo dell’oro ha già raggiunto un nuovo massimo storico di 2.063 dollari nell’agosto 2020. Da allora è sceso di 300 dollari, il che potrebbe essere dovuto semplicemente al fatto che il precedente aumento del prezzo era eccessivamente buono.

Il fatto che il prezzo dell’oro preceda oppure segua l’andamento inflazione dipende naturalmente dal periodo considerato.

Dalla fine del 1973, quando fu lasciato libero di fluttuare, il prezzo dell’oro è aumentato del 6,1% all’anno, cioè due punti percentuali in più dell’inflazione. Questa “sovraperformance” dell’oro può essere attribuita alla crescente prosperità dei mercati emergenti, i cui cittadini sono stati in grado di comprare quantità significative di oro solo in anni più recenti.

Fare previsioni sul prossimo futuro sarebbe un compito arduo. Tuttavia, ci sono molti elementi che suggeriscono che l’oro continuerà a rappresentare una protezione a lungo termine contro l’inflazione. Dal momento che è improbabile che le banche centrali aumentino in modo significativo i tassi di interesse per combattere l’inflazione, non c’è pericolo di un crollo sostenuto dei prezzi come negli anni ’80 e ’90.

Anche se il fatto che i produttori d’oro stiano attualmente soffrendo per via dell’inflazione potrebbe sembrare ironico, è così perché i costi dell’energia, dei materiali e del personale stanno aumentando, mentre il loro prezzo di vendita, cioè il prezzo dell’oro, è sceso. Questo ha messo i prezzi delle azioni sotto forte pressione nei mesi scorsi. I bilanci dei maggiori produttori, tuttavia, sono quasi senza debiti dopo anni di elevati flussi di cassa e l’attuale livello dei prezzi dell’oro è ancora sufficiente per ottenere profitti adeguati e dividendi interessanti.