Stati Uniti: l’inflazione è trainata dalla forza del mercato del lavoro

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La persistenza di un elevato tasso di inflazione negli Stati Uniti ha di fatto costretto la Fed a dichiarare in modo molto più esplicito la propria strategia per il 2022 e il primo rialzo dei tassi di interesse dovrebbe essere nel mese di marzo. È importante sottolineare che negli USA l’inflazione ha come causa principale non la fiammata dei prezzi dei prodotti energetici, quanto piuttosto la dinamica salariale che, a causa della struttura del mercato del lavoro statunitense, reagisce prontamente alle condizioni di domanda e offerta. Infatti, grazie alla forte ripresa registrata nel corso degli ultimi sei mesi, il mercato del lavoro negli Stati Uniti ha chiuso quasi completamente l’unemployment gap,  avvicinandosi velocemente al suo tasso naturale di disoccupazione.

La conseguenza di questo è la ripresa dell’inflazione. Cionondimeno molti istituti di previsione sono concordi nel ritenere che stiamo vedendo ora il picco inflazionistico ed è dunque ragionevole pensare che nel corso dell’anno l’inflazione possa lentamente assestarsi su valori più moderati, anche come conseguenza di aspettative deflazionistiche indotte dalla reazione della Fed.

Riguardo a quest’ultima, siamo d’accordo sul fatto che vi saranno più momenti di rialzo dei tassi nel corso dell’anno ma non si ha ancora la certezza sul loro numero esatto, dal momento che sarà importante osservare la reazione di tutti i fondamentali dell’economia americana a seguito del primo rialzo.

Ritengo che la Fed non attuerà un numero eccessivo di rialzi, perlomeno non mi aspetto che da ogni riunione del FOMC, programmate da qui sino alla fine dell’anno, si esca con un rialzo di un quarto di punto.  Questo è anche da leggersi in relazione all’aumentata volatilità che sta contraddistinguendo l’attuale fase di mercato: rialzi eccessivi o troppo frequenti dei tassi aumenterebbero la volatilità complessiva, con conseguenze non volute su tutta la struttura delle asset class.

In una fase di rialzo dei tassi, seppure progressiva come quella a cui probabilmente assisteremo, specialmente se il livello di tassi di interesse basso si è protratto per un periodo tempo molto lungo, è opportuno prediligere nel portafoglio titoli di Stato USA con una bassa duration o con elevato flusso cedolare.  Altro discorso meritano gli inflation linked: l’inflazione americana si posizionerà certamente ad un livello superiore a quello pre-covid, ma inferiore a quello attuale.  In un’ottica di medio termine, i titoli inflation linked possono quindi garantire una buona protezione del capitale.