Dimissioni Draghi, quali scenari e conseguenze sui mercati

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L’incertezza politica italiana ha portato forti tensioni soprattutto ieri sia sul mercato azionario che su quello obbligazionario con lo spread salito fino a 228 punti base massimo delle ultime quattro settimane. Le dimissioni del primo ministro Draghi avevano infatti spaventato gli investitori su un lungo periodo di instabilità politica in un momento particolarmente delicato per le economie del Vecchio Continente. Il congelamento delle dimissioni da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il rinvio a mercoledì in Parlamento per cercare di trovare una soluzione in extremis per mantenere l’ex governatore della BCE alla guida dell’esecutivo di Palazzo Chigi hanno disinnescato le vendite sulle piazze finanziarie.

Crediamo che i mercati stiano scontando una nuova soluzione di Governo con a capo sempre Draghi, visto che le alternative (governo traghettatore e nuove elezioni) sembrano essere troppo punitive per l’economia italiana in un momento così delicato sia dal punto di visto geopolitico (guerra in Ucraina) sia da quello economico (crisi energetica, requisiti per fondi PNRR, legge di bilancio, scudo anti-spread e rischi di recessione) e sia da quello sanitario (nuova campagna vaccinale per la quarta dose).

Riteniamo che una soluzione con Draghi a capo dell’esecutivo possa diminuire le tensioni finanziarie e riportare lo spread a 200 pb. Draghi a Palazzo Chigi sarebbe una soluzione molto favorita dalle istituzioni europee e garantirebbe un processo più accelerato per il programma della BCE per evitare la frammentazione finanziaria all’interno dell’eurozona (il cosiddetto scudo anti-spread). Altre soluzioni potrebbero portare forti tensioni nel breve con uno spread btp-bund ben al di sopra dei 250 punti base che potrebbe spingersi anche verso i 300 pb in caso di elezioni anticipate (che si terrebbero probabilmente in ottobre).