L’inflazione italiana si stabilizza a novembre

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L’inflazione globale al consumo si è attestata all’11,8% su base annua a novembre, invariata rispetto a ottobre e in linea con le nostre previsioni. Ciò deriva da un calo della componente energetica non regolamentata, degli alimenti freschi e dei servizi di trasporto, e da un’accelerazione dei beni energetici regolamentati, degli alimentari lavorati, degli altri beni e dei servizi ricreativi e culturali. L’ampio divario tra l’inflazione dei beni (al 17,5% a/a) e quella dei servizi (al 3,8% a/a) rimane stabile rispetto a ottobre. Anche la misura armonizzata dell’IAPC è rimasta stabile al 12,5% annuo.

Effetti base favorevoli nell’energia, ma l’inflazione di fondo continua a salire

Siamo in un periodo dell’anno in cui l’effetto base inizia a essere favorevole. È il caso dell’aggregato dei beni energetici, dove l’inflazione è scesa al 67,3% a novembre dal 71,1% di ottobre. Tuttavia, questo non vale per l’inflazione sottostante, che ha accelerato al 5,7% (dal 5,3% di ottobre), segnalando che il passaggio delle passate pressioni sull’inflazione energetica non è ancora terminato. Poiché finora la dinamica salariale contrattuale è rimasta poco variata (1,3% a/a a ottobre è l’ultimo dato disponibile), non va scartato il rischio di ulteriori aumenti della componente core nei prossimi mesi.

Il picco potrebbe essere vicino, ma il ritmo del declino è ancora incerto

In prospettiva, sospettiamo che la componente energetica possa aver raggiunto il suo picco, ma rimarrà esposta ai capricci delle decisioni amministrative. Ad esempio, l’attuale sconto di 0,30 euro sui carburanti sarà ridotto a 0,18 euro a partire da dicembre, il che avrà un impatto sull’inflazione del mese anche in assenza di variazioni nei prezzi della materia prima. Più incoraggiante è il fatto che in ottobre l’inflazione alla produzione abbia registrato una chiara decelerazione, passando al 28% a/a dal 41,7% di settembre, il che suggerisce che le pressioni sui prezzi hanno iniziato a raffreddarsi.

Le indagini congiunturali di novembre sembrano confermarlo, con la componente dei prezzi di vendita (nei prossimi tre mesi) in calo sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi. Ciò non significa che il picco principale sia ormai superato. Attualmente prevediamo che l’inflazione rimanga al livello attuale fino a dicembre, per poi iniziare un graduale declino, poiché la decelerazione della componente energetica dovrebbe superare l’inerzia della misura core. Per il momento, manteniamo la nostra previsione di inflazione media annua all’8,2% nel 2022 e al 6,7% nel 2023.