Ebury: I dati USA più forti favoriscono il rialzo dei rendimenti e il rafforzamento del dollaro

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La settimana scorsa è proseguito il rafforzamento del dollaro e le probabilità di un taglio dei tassi da parte della Fed nei prossimi mesi stanno diminuendo per i solidi dati statunitensi e l’orientamento restrittivo della Fed. Gli asset rischiosi hanno avuto un ritracciamento, i rendimenti sono saliti e il dollaro ha chiuso la settimana in rialzo rispetto alla maggior parte delle valute principali. La settimana è stata complessivamente mista, con alcune valute come la corona svedese o il peso messicano che hanno sovraperformato sulla scia delle indicazioni delle rispettive banche centrali verso un aumento dei tassi. I mercati valutari in questo inizio di 2023 continuano a essere guidati principalmente dalle decisioni  delle banche centrali e dalle conseguenti aspettative dei tassi terminali a breve termine nelle diverse aree monetarie.

 

Tutti gli occhi si spostano ora sul dato che di per sé è il motore delle decisioni delle banche centrali: il rapporto sull’inflazione statunitense di gennaio, in uscita martedì. È difficile sopravvalutare l’importanza di questo singolo dato, in quanto gli investitori e la Fed cercano una conferma della graduale tendenza al ribasso degli ultimi mesi. Sono previsti anche il rapporto flash sul PIL europeo del quarto trimestre (martedì), il rapporto sul lavoro del Regno Unito (martedì) e l’inflazione (mercoledì), ma nessuno di questi dati avrà lo stesso impatto sul mercato dell’inflazione statunitense.

 

EUR

 

È stata una settimana molto povera di notizie economiche provenienti dall’Eurozona. L’euro ha scambiato soprattutto in base a dati e notizie che si sono verificati in altri paesi. Questa settimana non dovrebbe risultare diversa, in quanto il rapporto sul PIL del quarto trimestre è stato già preceduto dai dati della maggior parte dei singoli Paesi e non dovrebbe aggiungere grandi novità. Oltre al rilascio dell’inflazione (CPI)negli Stati Uniti martedì, il discorso del Presidente Lagarde di questa settimana dovrebbe essere il principale fattore che potrebbe muovere il mercato.

 

USD

 

I dati di secondo livello rilasciati dagli Stati Uniti, tra cui le richieste settimanali di sussidi ai disoccupati, il sentiment dei consumatori e le stime del rapporto CPI, sono stati tutti in linea con il quadro di solidità delineato dal  report sul mercato del lavoro della settimana scorsa. Notiamo in particolare la leggera revisione al rialzo dell’inflazione core di dicembre. Questo, insieme al recente rimbalzo dei prezzi in alcuni settori, come quello delle auto usate, significa che i mercati si stanno preparando per un altro 0,4% mensile in questo indice di base fondamentale. Si tratta di un tasso d’inflazione annuo del 5%, decisamente troppo elevato per la Fed, e prevediamo che i tassi continueranno a subire pressioni al rialzo, mentre le aspettative di un taglio dei tassi nel 2023 si affievoliranno ulteriormente.

 

GBP

 

Gli investitori hanno trovato un po’ di conforto nella conferma che il Regno Unito ha evitato la recessione nell’ultimo trimestre del 2022, e la sterlina ha tenuto testa al rally del dollaro, mentre la scorsa settimana si è rafforzata rispetto all’euro. Per il resto, la settimana scorsa i dati sono stati poco significativi. Questa settimana è molto diversa e ci aspettiamo di assistere ad una certa volatilità a metà settimana tra la pubblicazione del rapporto sull’inflazione degli Stati Uniti martedì e quello del Regno Unito mercoledì. Anche il rapporto sul lavoro di martedì è importante, ma per ora i mercati restano concentrati sui dati dell’inflazione. A nostro avviso, il giudizio del mercato sull’inflazione core (al netto di cibo ed energia) ben al di sopra del 6% non lascia presagire nulla di buono per una “svolta dovish” della Banca d’Inghilterra.