T. Rowe Price: la disruption potrebbe aver esaurito il suo potenziale, spazio agli ‘incumbent’

John Linehan, Chief Investment Officer, U.S. Equities, T. Rowe Price -
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Se il cambiamento può essere costante, il ritmo e la rapidità del cambiamento non lo sono. Negli ultimi anni, il rapido sviluppo tecnologico, alimentato dalla straordinaria crescita della potenza di calcolo, dalla disponibilità di dati e dall’aumento della connettività, ha scatenato un diffuso cambiamento in tutta l’economia. Diverse aziende hanno sfruttato l’innovazione per creare nuovi mercati e generare rendimenti superiori per gli azionisti.

Netflix, ad esempio, ha rimodellato l’intrattenimento video e Amazon ha ridefinito l’esperienza di acquisto con l’e-commerce. Tesla ha rimodellato l’industria automobilistica introducendo sul mercato veicoli elettrici in grado di competere con le auto di lusso in termini di caratteristiche, prezzo e autonomia. Apple, Google e Microsoft hanno sfruttato i loro prodotti principali per creare un ecosistema che offre un’esperienza differenziata agli utenti personali e commerciali. Nell’ultimo decennio, queste società hanno realizzato rendimenti medi superiori al 30% annuo, al 31 marzo 2023.

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Dato che la disruption è uno dei principali effetti dell’innovazione, non sorprende che in diversi settori si sia verificato un significativo cambiamento in parallelo all’innovazione. Molte delle società che hanno subito le maggiori disruption e l’impatto più negativo dell’innovazione sono quelle che vengono definite “Value”. Di conseguenza, l’innovazione che abbiamo visto nella nostra economia ha rappresentato un forte vento favorevole per gli investimenti Growth e un significativo vento contrario per gli investimenti Value. Per gli investitori che si concentrano sulle valutazioni è stato un momento di confusione, in quanto molte delle società che hanno subito un’innovazione sono apparse a buon mercato ma, a posteriori, si è scoperto che erano valutate correttamente o addirittura sopravvalutate a causa del deterioramento dei fondamentali. In prospettiva, anche se l’innovazione continuerà, riteniamo che la disruption sia oggi meglio compresa e che, pertanto, negli anni a venire rappresenterà sempre meno un vento contrario per gli investitori Value.

Il mercato ha sottovalutato l’impatto dell’innovazione

Dieci anni fa, il mercato ha sottovalutato l’impatto dell’innovazione in due modi: ha sottostimato la crescita e la redditività a lungo termine delle nuove tecnologie e ha sottovalutato l’impatto residuo dell’innovazione sulle aziende storiche. Di conseguenza, man mano che la vera portata dell’impatto dell’innovazione (e della disruption) è diventata chiara, i titoli Growth hanno sovraperformato in modo significativo i titoli Value: l’indice Russell 1000 Growth ha superato l’indice Russell 1000 Value del 5,46% annuo negli ultimi dieci anni. Ritengo tuttavia che questa dinamica possa cambiare.

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L’innovazione continuerà, ma in futuro avverrà in un mercato che se l’aspetta. Di conseguenza, la capacità dell’innovazione di sorprendere gli investitori è diminuita in modo sostanziale. Per questo motivo, è più difficile sostenere che le imprese disruptor siano attualmente sottovalutate: semmai, il loro potenziale potrebbe essere sovrastimato. Allo stesso tempo, il mercato potrebbe sottovalutare le aziende che hanno subito della disruption, in quanto molte di esse stanno innovando a loro volta.

Cosa significa questo dal punto di vista degli investimenti? La maggior parte degli investitori bilancia valutazioni e fondamentali, ma il peso che attribuiscono a questi fattori varia. Gli investitori Value pongono maggiore enfasi sulla valutazione di un’azienda rispetto alla solidità dei suoi fondamentali; gli investitori Growth prestano maggiore attenzione al potenziale di crescita di un’azienda rispetto alla sua valutazione attuale. Tuttavia, una buona società non equivale necessariamente ad un buon titolo. Per ottenere una buona performance, i fondamentali dell’azienda devono superare le aspettative implicite nella valutazione corrente.

Ci aspetta un “decennio degli incumbent”?

Mentre il decennio passato potrebbe essere definito come il “decennio dei disruptor”, riteniamo che il prossimo potrebbe essere il “decennio degli incumbent”. In alcuni settori, tra cui quello dei media, delle automobili e della vendita al dettaglio, le aspettative per le aziende che hanno subito delle disruption appaiono troppo basse. Nell’ambito dei media, riconosciamo la forza del brand Netflix e il notevole successo che l’azienda ha riscosso in qualità di first mover nel settore dello streaming video. Ma i nuovi concorrenti nel settore dello streaming hanno intaccato i fondamentali di Netflix negli ultimi anni e probabilmente assisteremo ad una continua concorrenza per gli abbonamenti allo streaming. Un altro recente ingresso nello streaming video è stato quello di Disney. In futuro, è probabile che Disney riesca a sopravvivere e a prosperare nello streaming grazie alla forza dei suoi marchi e della sua proprietà intellettuale.

Nel settore automobilistico, Tesla è leader tecnologico nei veicoli elettrici a batteria (BEV) e ha raggiunto una scala produttiva che renderà difficile per i concorrenti eguagliare la sua redditività e competere sul prezzo. Tuttavia, riteniamo che gran parte di questo vantaggio si rifletta nella sua valutazione. D’altro canto, Volkswagen sta ricevendo poco credito per i miliardi spesi negli anni per sviluppare una piattaforma BEV in grado di competere a livello globale per la quota di mercato. Di conseguenza, vediamo un potenziale rialzo del titolo Volkswagen a fronte delle basse aspettative degli investitori.

In prospettiva, riteniamo che il futuro della vendita al dettaglio sia probabilmente multi-canale, in cui i rivenditori offrono prodotti in negozi sia virtuali sia fisici. Amazon ha ottenuto un enorme successo nella vendita al dettaglio via internet, ma non è ancora riuscita a raggiungere il successo nella vendita al dettaglio fisica, nonostante i numerosi tentativi. Al contrario, aziende come Wal-Mart e Best Buy hanno caratteristiche interessanti che danno loro il potenziale per avere successo in un mondo multi-canale. Già presente in scala nel retail fisico, Wal-Mart sta investendo molto nelle sue capacità di e-commerce.

Le aspettative per i disruptor possono superare la realtà

Anche se in ultima analisi non sappiamo quali delle società disrupted avranno successo nel competere con le disruptor, riteniamo che le aspettative continuino a essere basse per le disrupted e alte per le disruptor.

Ciò non significa, ovviamente, che tutte le imprese storiche siano sottovalutate o che tutte le imprese dirompenti siano equamente valutate o sopravvalutate. Significa piuttosto che gli investitori Value devono gestire il rischio di disruption in modo più rigoroso e sofisticato.

In particolare, gli investitori Value dovrebbero essere aperti a investire in società che affrontano sfide secolari, soprattutto se i problemi sono completamente prezzati nel titolo.