OFI Invest AM: Azionario globale sulle spalle di pochi grandi brand

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Il 2024 è iniziato con un forte rialzo dei mercati azionari, i quali hanno sfruttato un processo di deflazione più lento delle aspettative e dei rendimenti obbligazionari più elevati. Proprio in ambito obbligazionario, si osserva che l’ottimismo verso il taglio dei tassi sta rientrando, tanto che ora si stimano solamente tre riduzioni nel corso dell’anno, la prima delle quali non dovrebbe avvenire prima dell’inizio del secondo semestre. È interessante osservare anche come negli ultimi due anni, le buone performance dei bond avevano spinto soprattutto i settori (e quindi le azioni) orientate al valore, mentre stavolta a guidare la carica sono stati i titoli più orientati alla crescita e alla qualità.

In base al mercato di riferimento, questo fenomeno ha interessato aree economiche differenti. Negli Stati Uniti, la parte del leone l’hanno giocata le grandi società del tech (Nvidia, Amazon, Alphabet…)[1], che oggi rappresentano oltre un quarto della capitalizzazione del mercato US e che, in termini di guadagni, continuano a guidarne la crescita. Per dare un’idea di quanto le prospettive su queste multinazionali assumano contorni quasi spaventosi, per i prossimi 5 anni si prevede una crescita annua dei ricavi del 13%, dei guadagni del 17% e dei flussi di cassa netti del 22%. È vero che il capitalismo americano ha già prodotto, in passato, esempi con un potenziale di crescita così robusto, ma ciò che non si era mai osservato prima è la capacità di queste poche realtà di finanziare grandi investimenti (in questo caso in intelligenza artificiale) e, allo stesso tempo, di remunerare i loro azionisti attraverso il pagamento di dividendi e buyback di azioni, facendo leva solamente sugli introiti. Ecco perché scambiano al di sopra della media del resto del mercato Usa.

Tuttavia, anche l’Europa osserva delle performance distribuite in modo molto disomogeneo, a vantaggio di alcune realtà particolarmente di successo; proprio come negli Stati Uniti, con i guadagni dell’indice che sono stati trainati da pochi marchi come ASML, SAP, Capgemini, Adyen, Ferrari, Hermés e LVMH. Questi risultati mostrano come, nel Vecchio Continente, l’arretratezza nel tech sia stata compensata da un settore del lusso che è tornato su livelli positivi, in quanto, generando importanti volumi d’affari anche al di fuori dei confini dell’Europa, è riuscito a proteggersi dall’economia in affanno di quest’ultima.

Infine, anche l’Asia ha dato un importante contributo al comparto azionario, con il Giappone che è tornato su livelli che non si osservavano dal 1989 grazie alle solide performance finanziarie raggiunte dalle sue imprese nel quarto trimestre dello scorso anno, e con la Cina che ha finalmente fatto registrare un rally, guidato probabilmente dalla maggiore spesa dei consumatori in concomitanza con il nuovo Capodanno lunare. Sul Dragone, però, è bene specificare che gli indici PMI mostrano un’attività manifatturiera ancora sotto la media e che solamente un intervento delle autorità centrali potrà consolidare il trend rialzista che si è sviluppato nell’ultimo mese.

[1] Tutti i nomi citati in questo documento sono da considerarsi a titolo di esempio e non rappresentano in alcun modo un suggerimento di acquisto o di vendita del titolo