La previdenza complementare nel primo trimestre 2024

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Alla fine di marzo 2024, le forme pensionistiche complementari totalizzano 10,8 milioni di posizioni, registrando una crescita dell’1,2 per cento rispetto al dicembre del 2023. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,680 milioni. Lo sottolinea la Covip nella specifica rilevazione statistica.

Nei fondi negoziali si rilevano 67.000 posizioni in più rispetto alla fine dell’anno precedente (+1,7 per cento), per un totale di 4,084 milioni.

Gli incrementi maggiori continuano a rilevarsi nel fondo rivolto al settore edile (+33.300 posizioni), destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro, e nel fondo del pubblico impiego (+8.500 posizioni), per il quale è attiva l’adesione anche tramite silenzio assenso per i lavoratori di nuova assunzione.

Nelle forme pensionistiche di mercato, si contano 36.300 posizioni in più nei fondi aperti (+1,9 per cento) e 18.200 in più nei PIP (+0,5 per cento); alla fine di marzo, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,987 milioni e 3,799 milioni.

L’ammontare dei contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP è pari a 3,9 miliardi di euro, in crescita del 7,2 per cento sul corrispondente periodo del 2023. L’incremento risulta del 7,1 per cento nei fondi negoziali e dell’11,1 nei fondi aperti, mentre è minore nei PIP (4,6 per cento).

Le risorse destinate alle prestazioni ammontano a 230,9 miliardi di euro, in crescita del 2,9 per cento rispetto ai 224,4 miliardi di fine 2023.

Circa i due terzi dell’incremento è dipeso dall’aumento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 70,1 miliardi di euro nei fondi negoziali, aumentato del 3,3 per cento rispetto alla fine dell’anno precedente; esso si attesta a 34,2 miliardi nei fondi aperti e a 51,3 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 5 e il 2,8 per cento in più nel confronto con la fine del 2023.

Nel primo trimestre del 2024 si registrano in media risultati positivi, con valori più elevati per le gestioni con una maggiore esposizione azionaria. Per i comparti azionari, si riscontrano rendimenti medi pari al 4,9 per cento nei fondi negoziali, al 6,2 nei fondi aperti e al 7,5 nei PIP. Nelle linee bilanciate, i risultati sono in media pari al 2,4 per cento nei fondi negoziali, al 3,2 nei fondi aperti e al 4 nei PIP; rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori si rilevano per i comparti obbligazionari e garantiti. Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni da inizio 2014 a fine 2023 aggiunge anche i primi tre mesi del 2024, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4,5-5 per cento per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2 e il 3 per cento. Le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano invece rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che 2 contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,8 per cento. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4 per cento. Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Per ciascuna tipologia di linea di investimento, i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP.