5 errori critici nella gestione del rischio valutario che le PMI devono evitare

-

Spesso anche un’azienda che sa di aver perfettamente tenuto sotto controllo i costi, il flusso di cassa e gli investimenti rispetto al budget a disposizione, può incontrare una fluttuazione del tasso di cambio che spinge i margini di guadagno in rosso. Uno scenario che probabilmente molti CFO, soprattutto di piccole e medie imprese, riconosceranno dove il rischio che si verifichi può essere mitigato evitando cinque errori comuni.

1: sottovalutare l’impatto delle fluttuazioni valutarie

I movimenti dei tassi di cambio sono sicuramente inferiori rispetto al mercato azionario e alle altre attività finanziarie tradizionali. Le tipiche coppie di valute del G7 si muovono con incrementi dello 0,01%, una quantità apparentemente minuscola. Tuttavia, queste fluttuazioni si sommano nel tempo. Ad esempio, supponiamo che un’azienda riceva ricavi in dollari, mentre la valuta di base è l’euro. Anche una variazione apparentemente piccola del tasso di cambio di 50 punti base crea una perdita che su un volume elevato di transazioni arriva a pesare sul bilancio di un’azienda. In  queste situazioni, non solo non è possibile prevedere con sicurezza le prestazioni o presentare i numeri con precisione, ma vengono messi a rischio anche i profitti.

Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a numerosi eventi di mercato imprevisti e imprevedibili, come la Brexit, la pandemia da Covid-19, la guerra in Ucraina, per citarne alcuni, che hanno generato un impatto enorme sui mercati valutari. Qualsiasi azienda che ha un’esposizione ai cambi, a qualsiasi livello, deve considerare il rischio legato alle fluttuazioni valutarie che possono rendere imprevedibili i flussi di cassa e che possono essere mitigati grazie alla collaborazione con esperti in gestione del rischio valutario che possono comprendere l’esposizione dell’azienda e ridurre gli effetti legati alla volatilità dei tassi di cambio.

2: assumere direzionalità

Le speculazioni sulle oscillazioni dei tassi di cambio sono pericolose e nessun CFO consapevole potrebbe praticarle. Tuttavia, spesso, le aziende in maniera inconsapevole assumono una posizione direzionale sul mercato. La maggior parte dei CFO all’interno delle PMI ritiene che la mitigazione del rischio di cambio sia complessa, fuggendo da prodotti efficaci per la sua gestione, come i contratti forward, per andare verso la conversione dei fondi il giorno in cui riceveranno la valuta estera. Si concentrano sul tasso di cambio di quel giorno e sul costo di esecuzione, senza rendersi conto che stanno speculando sulla direzione del tasso di cambio. In realtà, i contratti forward non solo fanno risparmiare denaro, ma soprattutto danno una maggiore certezza e chiarezza consentendo di conoscere quanto arriva il giorno stesso dell’emissione della fattura.

3: non avere una chiara idea dei propri obiettivi

Molti problemi legati al programma di gestione dei rischi valutari possono essere mitigati con una semplice soluzione: avere obiettivi chiari. Ma come si fa a capire quali sono i propri obiettivi? Il primo passaggio consiste nel verificare se c’è bisogno di un complicato programma di gestione del rischio di cambio, dopodiché domandarsi quali rischi aziendali si sta cercando di mitigare.

Infine, definire le metriche da utilizzare per valutare l’efficacia della strategia, con l’aiuto di alcune domande: Dove siete esposti al rischio di cambio? Quali tipi di rischio state cercando di mitigare con la vostra strategia di cambio? Qual è la stima del vostro volume annuale di scambi con l’estero? Con quanto anticipo potete prevedere questi volumi? E quanto incidono sulle vostre entrate totali? C’è un cambio budget specifico che volete raggiungere? Quanto rischio siete disposti a tollerare? Cosa è più importante per voi? Proteggete i vostri margini in modo rigoroso o vi concedete un margine di manovra sufficiente per capitalizzare nuove opportunità? Di quanto supporto avete bisogno per attuare la vostra strategia di gestione del rischio?

Le risposte a queste domande forniranno gli elementi per definire il tipo di programma di gestione del rischio di cambio di cui l’azienda ha bisogno e per avere un’idea più chiara di quali strumenti e partner potrebbero essere più adatti.

4: temere di perdere un’occasione

I cambi a termine offrono una soluzione solida per gestire i rischi valutari e ripristinare la stabilità dei flussi di cassa in valuta. Tuttavia, se non è del tutto chiaro il loro scopo e il loro meccanismo, un’azienda potrebbe iniziare a dubitare che siano adatti alla loro organizzazione e persino sperimentare la paura di perdere un’occasione. Un forward è essenzialmente uno strumento difensivo progettato per proteggere un’azienda da movimenti di mercato avversi. Offre quel terreno solido su cui poggiare, quella certezza, quella chiarezza di cui un’azienda ha bisogno. L’obiettivo non è speculare o vincere. In sintesi, bisogna resistere alla paura di perdere un’occasione e trattare i forward valutari e i piani di mitigazione del rischio di cambio come polizze assicurative. Quando si ha a che fare con i mercati valutari, l’obiettivo principale dei leader aziendali è di evitare le perdite, non inseguire i guadagni.Inizio modulo

5: mettere in pratica l’approccio “dimenticalo una volta fatto”

Gli eventi recenti hanno insegnato una lezione cruciale: la pianificazione per il futuro non è necessariamente un’operazione unica e definitiva. Le strategie di gestione del rischio di cambio si basano su ipotesi relative a vari fattori economici, tra cui i tassi di interesse e l’attività delle coppie di valute. Come in ogni mercato finanziario, le condizioni sottostanti cambiano e strategia aziendale deve adeguarsi con esse. La collaborazione con uno specialista di mercati valutari è fondamentale per tenere sotto controllo l’esposizione al rischio di cambio: egli può aiutare a tenere sotto controllo regolarmente i tassi di cambio effettivi rispetto a quelli preventivati e attenuare le scosse delle fluttuazioni valutarie.