Il divario di protezione assicurativa sui rischi catastrofali in Italia

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Attualmente in Italia solo il 6% delle abitazioni è coperto contro i rischi di terremoto e alluvione e solo il 5% delle imprese ha una polizza per gli stessi rischi.  Lo ha sottolineato l’Ania in occasione del recente Insurance High-Level Conference ricordando come in termini di danni catastrofali, il 2023 si colloca tra gli anni più costosi della storia.

Per il quarto anno consecutivo, i sinistri assicurativi hanno superato i 100 miliardi di dollari a livello globale. In Italia si è registrato un picco assoluto di danni assicurati: oltre 6 miliardi di euro, di cui 5,5 miliardi attribuibili agli eventi atmosferici e 800 milioni di euro alle alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana.

Come sottolinea l’ultimo rapporto di Munich Re, quest’anno inondazioni catastrofiche, tempeste estreme e due terremoti hanno già portato a perdite globali complessive di circa 120 miliardi di dollari. Nel frattempo, le perdite assicurate globali hanno raggiunto i 62 miliardi di dollari, quasi raddoppiando la media decennale di 37 miliardi di dollari. In particolare, gli eventi noti in ambito riassicurativo come “non-peak” o “secondary perils” – strettamente legati al cambiamento climatico, come tempeste, inondazioni e incendi – hanno rappresentato il 68% delle perdite totali e il 76% delle perdite assicurate.

Nonostante l’aumento della frequenza e della gravità delle catastrofi naturali, il gap di protezione, ovvero la differenza tra le perdite economiche totali e la copertura assicurativa, risulta di ampia entità e in crescita, lasciando centinaia di milioni di persone e decine di milioni di aziende esposte a perdite devastanti senza adeguate garanzie finanziarie.

Un rapporto della Global Federation of Insurance Associations (GFIA) evidenzia i più significativi gap di protezione a livello globale, tra cui un deficit annuale di 139 miliardi di dollari per le catastrofi naturali.

Secondo Swiss Re, il gap CatNat in quattro Paesi del G7 rappresenta il 25-50% delle perdite totali. Tuttavia, questo gap è significativamente più alto in Italia (80%) e sfiora il 100% nei Paesi a basso e medio reddito. Gran parte del pianeta è quindi particolarmente esposta a sfide economiche e finanziarie a lungo termine e dipende dagli aiuti internazionali al verificarsi di gravi eventi catastrofici. Inoltre, secondo le stime dell’EIOPA, in Europa solo il 25% delle perdite legate al clima è assicurato, con notevoli disparità tra i Paesi

Cosa si può fare, dunque, si chiede l’ Ania?  Diviene indispensabile il coinvolgimento cruciale dei programmi assicurativi pubblico-privati (PPIP).  La chiave sta nel ridurre le perdite potenziali facendo leva sui punti di forza del settore pubblico e di quello privato, vale a dire l’attuazione di misure di riduzione del rischio, la promozione dell’adattamento e della resilienza, l’incentivazione della mitigazione del rischio e il miglioramento della raccolta e della modellazione dei dati.  Combinando gli sforzi di entrambi i settori, si possono sviluppare strategie complete per gestire e mitigare i rischi associati alle catastrofi naturali, viene sottolineato