la Cina è tornata a correre: ecco perché non si fermerà
La recente impennata dei mercati azionari cinesi, stimolata dagli stimoli governativi e dall’entusiasmo degli investitori retail, presenta analogie con i rally del 2005-2007 e del 2014-2015. Sebbene la storia fornisca spesso lezioni preziose, questo rally presenta elementi in comune col passato, ma anche delle unicità.
Cosa c’è di simile:
Politica governativa (stimolo “bazooka”)
Le recenti politiche economiche di stimolo su larga scala presentate dal governo cinese ricordano i precedenti rally di mercato: infatti, questo tipo di intervento è stato un fattore comune dietro ai principali rally del mercato azionario del Paese.
Forti performance azionarie in un breve periodo
Proprio come nel 2005-2007 e nel 2014-2015, le azioni hanno vissuto un rapido rally. I principali indici hanno registrato un’impennata, alimentata da interventi governativi, ottimismo economico e interesse dall’estero.
Frenesia retail
Anche l’aumento delle aperture di conti di trading dei privati rispecchia tendenze del passato, in cui gli investitori retail hanno svolto un ruolo significativo. Nel 2015, l’allentamento delle normative ha permesso di ottenere alti livelli di leva finanziaria, contribuendo a far salire i prezzi delle azioni, e anche questa volta la base degli investitori retail – in rapida crescita – è pronta a contribuire allo slancio del mercato.
Cosa c’è di diverso:
Posizionamento storicamente basso
Un fattore significativo che contraddistingue il recente rialzo è il posizionamento basso degli investitori sia nazionali che esteri. Infatti, negli anni recenti, il sentiment degli investitori verso la Cina è stato frenato da una combinazione di restrizioni normative, preoccupazioni geopolitiche e rallentamento della crescita economica. Questo ha fatto sì che molti investitori hanno sottopesato i titoli cinesi, e attualmente c’è ampio spazio per una riallocazione del capitale nel mercato del dragone, con il ritorno dell’ottimismo e della fiducia. Di conseguenza, il rally del mercato è guidato non solo dagli stimoli ma anche da un effetto di recupero, in cui gli investitori stanno aumentando la loro esposizione alla Cina dopo un prolungato periodo di posizionamento cauto. Allo stesso tempo, la fragilità del sentiment degli investitori nei confronti della Cina può portare a un aumento della volatilità nel breve termine.
Meno leva finanziaria
Un elemento dei precedenti cicli di “boom-and-bust” (ossia di forti rialzi e successivi ribassi del mercato) è stato l’elevato livello di leva finanziaria utilizzato dagli investitori azionari. Tuttavia, dal 2015 le autorità di regolamentazione hanno ridotto la possibilità di usare la leva per gli investitori retail[1] e ciò potrebbe significare che l’attuale rally è più sostenibile rispetto al passato.
Sostegno senza precedenti da parte della Banca centrale
La People’s Bank of China (PBOC) ha esteso una linea di swap da 500 miliardi di RMB alle principali istituzioni finanziarie per finanziare i loro acquisti di azioni. Si tratta di una mossa senza precedenti che garantisce ampia liquidità per gli acquisti di titoli da parte di investitori istituzionali domestici. Il governatore della PBOC, Pan Gongsheng, ha dichiarato che la banca introdurrà altre due tranche del programma di swap, se dovesse essere necessario.[2]
Investire sulla Cina a lungo termine: bilanciare l’esposizione onshore e offshore
L’entusiasmo che circonda il recente rally del mercato azionario cinese riecheggia precedenti periodi di forte crescita, trainati dalla politica governativa e dall’entusiastica partecipazione degli investitori retail. Come visto in passato, questi rally hanno il potenziale per offrire rendimenti significativi. Tuttavia, gli investitori dovrebbero affrontare il mercato con una prospettiva equilibrata.
Riteniamo che i mercati azionari cinesi possano continuare a salire sulla base delle indicazioni politiche, anche se gli investitori onshore e offshore spesso interpretano quest’ultime in modo diverso. Ad esempio, le A-shares hanno reagito positivamente alla conferenza stampa del Ministero delle Finanze (MOF) del 12 ottobre, che prevedeva impegni significativi di spesa e di espansione del deficit per le imprese edili e i governi locali, mentre i mercati offshore hanno ceduto nel giorno di negoziazione successivo. Allo stesso modo, potremmo assistere a reazioni altrettanto disparate agli annunci attesi dal Congresso Nazionale del Popolo (NPC), probabilmente l’unico organo che prenderà una decisione sugli incentivi per i consumatori. Mentre i listini offshore beneficiano degli impatti delle politiche a valle, i listini onshore sono i diretti beneficiari degli stimoli e della spesa fiscale.
Le A-shares rappresentano quasi il 50% dell’universo investibile del mercato azionario cinese e presentano fattori di rendimento e di rischio differenziati rispetto ai titoli offshore. Riteniamo che una ripartizione 50/50 tra azioni cinesi offshore – soprattutto sui temi ad alta crescita come l’e-commerce – e azioni onshore offra un approccio più equilibrato agli investitori globali e possa determinare un rapporto rendimento / rischio migliore nel lungo periodo.