La Cina inverte rotta verso la ridistribuzione della ricchezza
Nell’agosto del 2021 Xi Jinping ha presentato il suo manifesto economico di lungo
termine noto come “prosperità comune”, una politica che mira a contrastare le diseguaglianze emerse
in Cina, dove nell’ultimo decennio la regione costiera si è arricchita mentre quella interna è rimasta
sostanzialmente povera. Con un drastico cambiamento di rotta, il presidente cinese ha ridimensionato
il mantra dell’arricchimento personale a favore di una distribuzione più equa della ricchezza. In questo contesto si colloca la progressiva riduzione dell’influenza di figure di spicco dell’imprenditoria
cinese, a partire dal celebre Jack Ma di Ali Baba, a favore della centralizzazione del controllo di
aziende ritenute strategiche, specialmente nel settore tecnologico. Allo stesso tempo, il presidente
si è impegnato a fronteggiare la bolla immobiliare attraverso politiche radicali, finalizzate a riportare
sotto controllo i prezzi del settore immobiliare.
Il ritmo accelerato delle riforme ha generato una crescente disaffezione degli investitori verso i
mercati cinesi, con conseguenti deflussi di capitali. Nel corso del primo semestre 2024 gli analisti
hanno progressivamente tagliato le stime di crescita della Cina per l’anno in corso, portandole in alcuni
casi vicino al 4%, ossia circa 1 punto percentuale al di sotto del target prefissato dalla Cina stessa. In
risposta, a settembre 2024, il governo cinese ha annunciato nuove misure congiunte di stimolo
monetario e fiscale: la Banca Popolare Cinese (PBOC) ha stanziato fondi per sostenere il riacquisto
di immobili invenduti, destinati poi a essere rivenduti o affittati a prezzi accessibili; la stessa PBOC ha
inoltre erogato finanziamenti agli operatori di mercato per l’acquisto di azioni e ha supportato le banche
affinché fornissero prestiti alle aziende per l’acquisto di azioni proprie. Questo intervento mirava a
sostenere i listini azionari e, verosimilmente, a permettere alle aziende medio-piccole di quotarsi,
così da attirare i capitali necessari per investire nel settore tech e partecipare al progetto corale di
rendere il Dragone un leader globale nella produzione di beni ad alto contenuto tecnologico, da
esportare nel mondo a prezzi competitivi, grazie anche ai sussidi statali. Le misure di stimolo fiscale,
invece, ancora in fase di definizione, mirano a sostenere la popolazione meno abbiente e gli studenti,
con l’obiettivo di ridistribuire la ricchezza e affrontare i costi dell’istruzione in aumento.
La missione ultima è quella di dimostrare di essere in grado di centrare il target di crescita del 5%. Le ultime indicazioni macro evidenziano i primi risultati positivi delle manovre espansive
cinesi: i pmi di ottobre hanno superato le attese e anche le indicazioni di spesa dei consumatori cinesi
dopo il “Giorno dei Single” dell’11 novembre (l’equivalente cinese del Black Friday ideato da Jack Ma)
sono state piuttosto positive. Resta il timore per l’impatto dei dazi al 60% sulle importazioni cinesi
minacciati da Trump, anche se è verosimile pensare che il neopresidente stia adottando la tecnica
negoziale dell’“escalate to de escalate”, che prevede minacce di azioni drastiche per portare la
controparte a negoziare e mediare. D’altra parte, la Cina sta adottando alcune contromosse che
potrebbero aiutarla in fase negoziale: l’azzeramento dei rimborsi fiscali per gli esportatori cinesi, ad
esempio, potrebbe rendere meno attrattiva l’esportazione di materie prime come rame ed alluminio,
mentre il recente varo del megaporto peruviano di Chancay (tre volte più grande del maggiore porto
europeo di Rotterdam),in buona parte finanziato dalla cinese Cosco,simboleggia l’aumento della sfera
di influenza cinese sul Sud America.
Dopo il forte balzo dei listini azionari registrato tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, l‘interrogativo
che si è aperto è se si tratti di un fenomeno strutturale o solo episodico: l’impressione è che almeno
fino al prossimo febbraio, con l’inizio del nuovo anno lunare, il governo cinese sia intenzionato a
sostenere i consumi per centrare gli obiettivi di crescita e, al tempo stesso, sostenere i listini azionari
per favorire le IPO delle piccole e medie società più meritevoli, soprattutto in ambito tecnologico.
Dunque, il mercato cinese sembra offrire una buona opportunità tattica nel breve termine,
soprattutto per le aziende domestiche medio-piccole, mentre nel medio-lungo periodo le incertezze
legate alla nuova politica di ridistribuzione potrebbero rappresentare una sfida, con il rischio che i
mercati interrompano il loro trend positivo.