Mirabaud AM: con Trump alla Casa Bianca, bene high yield USA, mentre in Europa serve maggiore qualità

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A seguito della vittoria di Trump, potenzialmente sostenuta da un controllo repubblicano del Congresso, i messaggi nella stampa finanziaria sono stati nettamente positivi per le azioni e piuttosto cupi per le obbligazioni. Questo però non significa che non si debba più guardare al reddito fisso per i prossimi quattro anni.

Fra pochi mesi sapremo se le azioni di Trump rispecchieranno la retorica portata avanti in campagna elettorale. Nel frattempo, è fondamentale pensare agli Stati Uniti e all’Europa come a due mercati obbligazionari distinti e valutare attentamente le asset class sottostanti all’interno di ciascun mercato. Quando ci troviamo in periodi caratterizzati da incertezza, solitamente è meglio adottare un approccio diversificato e specifico per ogni regione.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, finora il messaggio di Trump è stato improntato agli stimoli fiscali attraverso tagli delle tasse e l’imposizione di dazi per proteggere le imprese nazionali. Ciò dovrebbe sostenere la spesa dei consumatori, la crescita degli Stati Uniti e la propensione al rischio nei mercati finanziari. È anche probabile che tutto ciò porti a un aumento dell’inflazione, creando un contesto quasi perfetto per sostenere la performance del mercato azionario. Tuttavia, ci aspettiamo di vedere vincitori anche nel mercato obbligazionario, in particolare nell’high yield USA.

Gli spread sono attualmente ridotti nel mercato high yield statunitense, ma c’è ancora margine per un ulteriore restringimento in risposta al miglioramento delle prospettive di crescita. Questo dovrebbe favorire migliori risultati aziendali, tassi di default più bassi e dinamiche domanda/offerta favorevoli. Inoltre, anche se gli spread non dovessero restringersi ulteriormente, gli investitori beneficerebbero comunque di cedole generose senza le preoccupazioni di una recessione imminente. Da tempo siamo positivi sull’high yield statunitense e la vittoria di Trump non fa che rafforzare ulteriormente la tesi d’investimento per questa asset class.

Allargando lo sguardo al debito societario, il contesto che si creerà con Trump potrebbe anche far emergere alcuni vincitori nell’investment grade USA, sebbene questo sottosettore sia più sensibile ai tassi d’interesse rispetto all’high yield, a seconda di dove ci si trova lungo la curva delle scadenze. Ciononostante, ci aspettiamo di assistere a un certo restringimento degli spread che potrebbe portare a performance positive nel debito societario.

Il mercato dei Treasury potrebbe essere il principale elemento potenzialmente negativo per l’obbligazionario statunitense, in particolare alla luce di una rinnovata attenzione al deficit fiscale che potrebbe deteriorarsi ulteriormente con la presidenza Trump.

Dato che le politiche di Trump sono previste come tendenzialmente inflazionistiche, il numero di tagli dei tassi previsti dal mercato si sta riducendo. Solo sei settimane fa si prevedeva per novembre un taglio di 50pb, che invece è stato poi di soli 25pb. Le probabilità di un taglio a dicembre sono scese a 50/50. Ancora una volta la Federal Reserve ha continuato ad indicare un percorso verso tassi più bassi, ma molto dipenderà dai dati, la cui traiettoria è ora diventata ancora più incerta.

In Europa, il crollo del governo di coalizione tedesco ha aumentato il profilo di rischio idiosincratico già alimentato dalla Francia, e la prospettiva dei dazi statunitensi rappresenta un altro ostacolo alla crescita economica. Questo ci rende più cauti sull’high yield europeo, in particolare per via dell’elevata esposizione al settore automobilistico e ai consumi. Preferiamo quindi concentrarci sui segmenti di qualità più elevata in Europa, in attesa di vedere i prossimi sviluppi a livello economico; alla luce di ciò, ci concentriamo sugli asset in euro di migliore qualità in un mercato caratterizzato da crescenti ostacoli economici.

La Banca centrale europea avrà un ruolo importante e continuerà probabilmente a tagliare i tassi per compensare il deterioramento economico a cui stiamo assistendo. In un contesto caratterizzato da un’inflazione più bassa, potremmo assistere a un decoupling dagli Stati Uniti e a una performance potenzialmente migliore per i titoli di Stato europei.