Trump, meglio equity che fixed income?
Sono state 24 ore straordinarie e, date le aspettative su quanto combattuta fosse la competizione, i repubblicani hanno indubbiamente sovraperformato. Sebbene l’esito della Camera resti ignoto, osserviamo con attenzione i mercati. La reazione nelle prime sedute è stata chiara: il sentiment di rischio ha portato ad un ampio rally di sollievo per l’equity con un’inclinazione a favore degli Stati Uniti, il VIX è sceso, il dollaro si è rafforzato e “l’orso” si è irrobustito su tutta la curva. Con ogni probabilità, i grandi cambiamenti politici possono richiedere mesi per essere attuati, e si raccomanda di non reagire in modo eccessivo mentre i mercati cercano di riposizionarsi sui risultati nei prossimi giorni. Due dinamiche di più lungo periodo che probabilmente persisteranno a prescindere: la tenuta dell’economia statunitense e il deterioramento del profilo del debito degli Stati Uniti.
Riteniamo che la narrativa dell’eccezionalismo statunitense rimanga intatta, se non addirittura rafforzata, rispetto al resto del mondo. È incoraggiante notare che vediamo un sostegno per un ulteriore allargamento del mercato azionario statunitense al di fuori delle Mega-Cap tecnologiche. Il nostro approccio di lungo termine alla gestione attiva è valido; cerchiamo settori con elementi di supporto strutturali, società differenziate con esposizione a megatrend secolari, temi e fattori abilitanti (IA generativa, trasformazione digitale) e soprattutto scommettiamo su team di gestione in grado di navigare dinamicamente nei quattro anni a venire. Allo stesso modo, puntiamo su opportunità interessanti quality smid cap.
Per quanto riguarda la politica fiscale e la sostenibilità del debito, riteniamo che il reddito fisso possa gli ostacoli più forti. Nella parte breve della curva, le politiche favorevoli alla crescita e potenzialmente inflazionistiche mettono in discussione il percorso di riduzione dei tassi della Fed e vediamo che i tagli vengono prezzati dalla curva. È chiaro che la decisione del FOMC di giovedì, e soprattutto le sfumature del messaggio di Powell, saranno fondamentali. Da tempo riteniamo che le preoccupazioni per il deficit e la sostenibilità del debito possano esercitare una pressione al rialzo sui rendimenti a lungo termine e, dato il programma di spesa di Trump, crediamo che questo continuerà a essere un tema chiave nel 2025. Infine, mentre il mondo assorbe l’esito di questa storica elezione, manteniamo un sovrappeso strategico sull’oro, in considerazione dei solidi fondamentali e del potenziale di diversificazione offerto dalla protezione dall’inflazione e dagli shock geopolitici.