Trump: tagli fiscali insostenibili senza sacrificare l’ira e reintrodurre i dazi
Le nomine da parte di Donald Trump di lealisti radicali in posizioni di governo o a capo di agenzie federali chiave dovrebbero essere prese come un segno che la nuova Amministrazione “fa sul serio” quando si tratta di attuare la piattaforma della campagna elettorale. Tuttavia, il caucus repubblicano al Senato ha scelto come leader una figura più indipendente – e tradizionale: John Thune, il che suggerisce che l’approvazione del pacchetto di misure fiscali potrebbe non essere così semplice.
Analizziamo cosa comporterebbe per il bilancio degli Stati Uniti il risparmio derivante dalla riduzione dei fondi destinati all’IRA, come ad esempio il credito d’imposta per i veicoli elettrici, che, combinato con i dazi, potrebbe colmare una parte del deficit provocato dall’estensione del TCJA, dal taglio dell’imposta sulle società e dall’esenzione delle prestazioni della previdenza sociale. Sarebbe un errore considerare le proposte economiche fondamentali dell’Amministrazione Trump sulla transizione green e sul commercio internazionale come puramente ideologiche, dato che contengono indubbiamente un aspetto di “opportunità fiscale”.
I tagli alle imposte verrebbero ripagati – in parte – da maggiori emissioni di carbonio. Se gli investitori credono che la nuova Amministrazione non si spingerà tanto quanto la piattaforma implicherebbe, a causa del desiderio di Donald Trump di preservare il rally azionario, allora devono anche accettare che – se Trump non dovesse fare marcia indietro sull’IRA né aumentasse i dazi in modo significativo – probabilmente non sarà in grado di offrire loro tutta “l’eccitazione di mercato” che si aspettano in termini di tagli fiscali anticipati.
La Fed ha dichiarato di non voler “tirare a indovinare” su ciò che l’agenda di Trump potrebbe comportare per l’inflazione: dobbiamo però sottolineare che, anche prima dell’insediamento della nuova Amministrazione, i dati non sono molto incoraggianti sul fronte dei prezzi al consumo. Per due mesi di fila, lo slancio dell’inflazione core è salito: il taglio di dicembre è appeso ad un filo.
Guardando all’Europa, la Bce dovrà agire più rapidamente e probabilmente in modo più deciso di quanto previsto dal Consiglio direttivo nel processo di “rimozione delle misure restrittive”. L’argomento più scottante al momento a Francoforte è se la Banca Centrale debba essere chiara al riguardo, passando alla forward guidance. Il discorso di Piero Cipollone della scorsa settimana andava in questa direzione, mentre Isabel Schnabel vorrebbe attenersi a una modalità puramente dipendente dai dati: riteniamo che le forze di gravità siano a favore dell’approccio dovish.