Cosa significherà per i mercati una seconda presidenza Trump?

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La vittoria di Trump alle elezioni ha avuto un profondo impatto sui mercati finanziari. Dall’inizio di ottobre – quando i mercati hanno virato pesantemente a favore di Trump – fino a metà novembre, le azioni delle small cap statunitensi hanno sovraperformato le large cap statunitensi, le azioni americane hanno superato quelle non statunitensi e le obbligazioni USA hanno sottoperformato in rapporto alle azioni statunitensi.

Alcune delle ragioni alla base di queste tendenze sono ovvie. Le preoccupazioni per i dazi commerciali che Trump ha promesso di imporre hanno danneggiato i titoli non statunitensi. Le obbligazioni statunitensi hanno ceduto, poiché l’incremento dei dazi comporterebbe verosimilmente un aumento dei prezzi delle importazioni, alimentando potenzialmente l’inflazione. Politiche in materia d’immigrazione più rigide potrebbero irrigidire il mercato del lavoro statunitense, esercitando altresì una pressione al rialzo su salari e prezzi.

L’attività economica repressa potrebbe venir liberata

Nonostante questi rischi, a quanto sembra i mercati ritengono che l’attività economica latente potrebbe stimolare la crescita degli Stati Uniti, ora che l’incertezza elettorale è stata eliminata. I dati delle ricerche della National Federation of Independent Business (NFIB) suggeriscono che l’ottimismo delle piccole imprese potrebbe aumentare, stimolando le spese in conto capitale e le scorte. L’ultima volta che l’indice relativo all’ottimismo della NFIB aveva registrato un forte aumento era stata il periodo da settembre 2016 a dicembre 2016, quando Trump era stato eletto per la prima volta. Molti investitori sembrano prevedere un miglioramento simile nei prossimi mesi.

Le politiche normative dovrebbero essere favorevoli alle imprese

Dal primo mandato di Trump, emerge anche che gli oneri normativi saranno ridotti, facendo calare i costi per le imprese. Una minore regolamentazione potrebbe rendere più facili e meno costose le operazioni di fusione e acquisizione. Tali operazioni costituiscono spesso un importante driver della performance per i titoli delle small cap. Infine, sussiste una possibilità che le aliquote dell’imposta sulle società statunitensi vengano abbassate, come durante il primo mandato di Trump. Tuttavia, è presente un maggiore scetticismo in merito a questa possibilità, considerato l’enorme deficit del bilancio federale.

Preoccupazioni sull’inflazione

Nonostante i potenziali aspetti positivi, l’ottimismo per le azioni statunitensi potrebbe essere compromesso dalle maggiori preoccupazioni sull’inflazione. Quando Trump si insediò nel 2017, le aspettative sull’inflazione erano basse e il target della Federal Reserve per il tasso di riferimento sui Federal Fund era stato mantenuto prossimo allo zero dal dicembre 2008.

Ora non è più così. L’inflazione è ancora elevata e il target per i Fed fund è superiore al 4,5%. Molti investitori, imprese e consumatori sperano che i tagli ai tassi da parte della Fed generino ulteriore sollievo anche nel 2026. Tuttavia, una ripresa dell’inflazione potrebbe indurre la Fed a interrompere i tagli o, addirittura, a rialzare i tassi. Uno scenario di questo tipo potrebbe generare una significativa volatilità sui mercati.

Conclusione

L’ottimismo sui mercati generato dalla vittoria elettorale di Trump è sostenuto dai potenziali impatti sull’attività delle imprese, in particolare di quelle piccole. Tuttavia, le politiche di Trump comportano il rischio di rinfocolare le preoccupazioni sull’inflazione.

Considerate le prospettive positive a breve termine, manteniamo una posizione sovrappesata nelle azioni. Tuttavia, conserviamo anche una posizione sovrappesata nelle azioni correlate ai real asset che, storicamente, hanno rappresentato una copertura efficace contro l’aumento dell’inflazione.