Anteprima del FOMC di gennaio: le incertezze rimangono, Fed in attesa
Ci aspettiamo che la Fed rimanga in attesa durante il prossimo incontro del FOMC di gennaio, ma i dati attuali potrebbero suggerire un atteggiamento meno restrittivo rispetto a dicembre. I dati recenti sull’inflazione lasciano aperta la possibilità di ulteriori, seppur limitati, tagli dei tassi, e i mercati del lavoro – nonostante l’elevato numero di assunzioni – attualmente non rappresentano una fonte di pressione inflazionistica. Tuttavia, l’incertezza sulla politica monetaria persiste. Sebbene i banchieri centrali abbiano ora qualche indicazione dalla nuova amministrazione, non è ancora chiaro come saranno utilizzati i dazi, per non parlare di come sarà strutturata la politica fiscale.
Inoltre, la crescita e la disinflazione registrate nel 2023 e 2024 sono state supportate da un forte afflusso di persone in età lavorativa, ma le stime iniziali suggeriscono che questo afflusso diminuirà significativamente in futuro. Le conseguenze economiche sono difficili da valutare, e rimane incerto se le potenziali tendenze disinflazionistiche derivanti da una crescita più bassa possano compensare le potenziali pressioni sui prezzi derivanti da mercati del lavoro più rigidi a causa della riduzione dell’offerta di lavoro. Per quanto riguarda i dazi, resta da capire se saranno realmente uno strumento di politica economica o se l’amministrazione intenda utilizzarli per finanziare la spesa pubblica. Ci aspettiamo un esito ibrido, in cui i dazi saranno inizialmente uno strumento di politica estera e, successivamente, una volta finalizzati gli accordi commerciali, potrebbero contribuire in parte alle entrate governative. Questo implica una narrativa di dazi ridotti e una loro introduzione più graduale, che potrebbe supportare le aspettative di un impatto meno significativo sull’inflazione.
Sembra esserci un dibattito misto tra i banchieri centrali su questa questione. Un aumento lieve e puntuale dei dazi potrebbe scomparire dai calcoli sull’inflazione dopo un anno, ma dazi ampi e significativi potrebbero sostenere la domanda interna per alcuni beni a tal punto da rendere possibile una spirale di prezzi e salari. Sebbene le banche centrali probabilmente ignoreranno gli aumenti temporanei dei prezzi dovuti ai dazi, dovranno rispondere a pressioni sui prezzi più permanenti derivanti dai mercati del lavoro.
In sintesi, dati gli input ancora incompleti provenienti dall’amministrazione, manteniamo la nostra aspettativa di una Fed che probabilmente taglierà ulteriormente i tassi a marzo e forse a giugno, prima di adottare un atteggiamento di attesa alla luce di un’inflazione ancora resiliente. Inutile dire che, al momento, i rischi sono orientati al rialzo.