Luci e ombre dei mercati obbligazionari e azionari nel 2025

Geoffroy Lenoir e di Eric Turjeman, Co-CIO Mutual Funds di Ofi Invest AM -

Obbligazioni

Il 2024 è stato un anno di svolta per la politica monetaria globale, con la Banca Centrale Europea e la Federal Reserve che hanno avviato una serie di tagli ai tassi d’interesse. L’istituto statunitense sembra essere sulla strada giusta per raggiungere la neutralità per la fine del 2025, ma la rielezione di Donald Trump potrebbe alterare le previsioni degli analisti su quando si raggiungerà l’obiettivo e anche sul percorso da intraprendere per raggiungerlo. Infatti, la politica fiscale che la nuova amministrazione sembra intenzionata ad attuare potrebbe causare un rialzo della sezione a lungo termine della curva dei rendimenti.

Per quanto riguarda la Bce, il fatto che l’inflazione sia già prossima al 2% (anche se gli ultimi dati la vedono in lieve rialzo), potrebbe permettere all’istituto di Francoforte di abbandonare le sue posizioni restrittive senza eccessive remore. A sua volta, ciò dovrebbe fornire una spinta all’economia europea, che resta sempre ingessata, ma che dovrebbe crescere comunque a ritmi più sostenuti quest’anno. Se da un lato la necessità di sostenere le finanze pubbliche potrebbe esercitare una pressione al rialzo sui rendimenti dei titoli a lungo termine in caso di perdita di fiducia del mercato; dall’altro, un eccessivo rigore potrebbe zavorrare la crescita, il che andrebbe a ridurre i tassi d’interesse. In conclusione, anche nel 2025 sarà un anno in cui le autorità si troveranno a camminare sul filo del rasoio, pertanto sarà opportuno cogliere le occasioni che permetteranno di aumentare la duration di un portafoglio. Guardando all’asset allocation, i bond governativi investment grade possono ancora costituire un rifugio sicuro in un contesto che potrebbe vedere un forte aumento dei rendimenti di lungo termine.

Per quanto riguarda i bond corporate, questi vengono da due anni molto positivi, sia nel segmento investment grade, sia nell’high yield. Per questo, tra oggi e la fine dell’anno sarebbe saggio aspettarsi delle performance più moderate, ma, allo stesso tempo, la nostra vision sul settore rimane molto positiva, soprattutto per via delle opportunità di carry molto attrattive e nonostante il calo dei tassi e degli spread. È importante anche considerare che il tasso di default dovrebbe mantenersi su livelli bassi e anche gli outlook delle principali agenzie di rating non dovrebbero peggiorare più di tanto. Sicuramente ci saranno settori che continueranno a subire le pressioni del contesto macroeconomico che stiamo attraversando, come l’automotive, ma anche qualora le condizioni divenissero molto sfavorevoli (un’eventualità che noi di Ofi Invest AM consideriamo piuttosto remota), le obbligazioni corporate dovrebbero continuare a registrare performance positive.

Azioni

Al di là dei fattori tecnici e psicologici, i mercati azionari continueranno a essere guidati dalla capacità delle imprese di generare utili, dalle valutazioni e dall’andamento dei tassi nel lungo termine, in quanto determinano il valore attuale dei guadagni futuri. Alla luce di ciò, è improbabile che possano arrivare pressioni aggiuntive dal mercato dei bond. Piuttosto, è la crescita globale a influenzare l’equity e questa è stimata attorno al 3%; un valore consistente con una crescita delle azioni su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Passando alle valutazioni, negli Stati Uniti il P/E ratio è leggermente superiore a 20, fortemente influenzato dal comparto tech e dal boom dell’intelligenza artificiale e in linea con la media storica. L’Europa, invece, è in ritardo rispetto alla controparte americana per via di una crescita più lenta e in Asia le valutazioni giapponesi restano proibitive, mentre la Cina può trarre vantaggio dagli stimoli fiscali governativi a sostegno di una crescita inferiore a quella vista nei primi anni 2000.

Dal quadro appena descritto, sembra che ci troviamo in un mondo ideale; in realtà, all’orizzonte potrebbero presentarsi anche degli ostacoli. Il primo è sicuramente la rielezione di Trump, la cui politica, se dovesse essere applicata in toto, potrebbe arrecare seri danni al commercio internazionale. Il secondo riguarda le imprese europee, che stanno attraversando momenti difficili a causa dei costi di produzione più alti che potrebbero impattare sui loro margini di profitto. Il terzo, infine, è il rischio geopolitico, che fino a oggi non ha eccessivamente colpito i mercati europei, mediorientali o taiwanesi, ma che potrebbe avere gravi conseguenze sul settore dei semiconduttori e dell’AI. Ecco perché ci aspettiamo una crescita moderata, a una cifra, dell’azionario per il primo semestre del 2025. Pertanto, sarebbe opportuno fare come lo scorso agosto e acquistare quando il mercato raggiunge il suo minimo.