Analisi settimanale dei mercati finanziari

Advisory di Cassa Lombarda -

Macro review

Il Pil annualizzato US del quarto trimestre è stato confermato in crescita del +2,3% trimestre su trimestre. La crescita è stata guidata dal +4,2% dei consumi. L’indice dei consumi personali, la metrica dell’inflazione presa a riferimento dalla FED, ha registrato un +2,7% della componente core, più di quanto era stato inizialmente indicato. Sempre in US, l’atteso indicatore sull’inflazione di venerdì ha confermato che la FED potrebbe adottare un approccio attendista sui futuri tagli dei tassi di interesse. L’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) è salito dello 0,3% il mese scorso, in linea con il ritmo di dicembre, che è stato il più rapido aumento da aprile 2024. Nei 12 mesi fino a gennaio, l’inflazione PCE è scesa leggermente al 2,5% dal 2,6%, in linea con le stime degli economisti. Escludendo cibo ed energia, la cosiddetta inflazione PCE di base è arrivata al +2,6% anno su anno, in calo dal +2,9% di dicembre e in linea con le previsioni. L’indicatore iniziale di dicembre era al +2,8%. Nel frattempo, la spesa dei consumatori, che rappresenta una grande fetta dell’attività economica degli Stati Uniti, è scesa dello 0,2% dopo un’espansione rivista al rialzo dello 0,8% a dicembre. Gli analisti avevano visto il numero aumentare dello 0,2%.

Azioni

Settimana di tono negativo per il mercato azionario. Negli Usa la flessione è guidata dalle grandi società tecnologiche che pesano in negativo sull’S&P500 (-0.98%) e affondano il Nasdaq (-3.47%). In controtendenza l’S&P500 Equally Weighted (+0.2%) e il DJ Industrials (+0.9%). Nelle ultime 8 sedute l’S&P500 è sceso portandosi a soli 3 punti percentuali da quello che viene identificato come lo strike price della Trump put: 5782.76, il valore dell’indice nel giorno dell’elezione di Trump. Da quel momento in poi s’inizierà a parlare di mercato azionario americano in flessione sotto la presidenza Trump. Fuori dall’America, l’Europa segna una battuta d’arresto, ma la vera flessione è in Giappone (-4.18%), dove neanche il leggero deprezzamento dello Yen ferma la caduta dell’azionario, con un bilancio fortemente negativo Ytd:-6,87%.

Obbligazioni

La correzione di Wall Street ha aiutato la performane dei bond governativi, sicuramente meno rischiosi di azioni e criptovalute. Il rendimento Treasury Usa decennale è sceso a 4,21%, il livello più basso da dicembre, decisamente distante dal picco di metà gennaio segnato a 4,80% quando sembrava sfumata ogni ipotesi di taglio dei tassi nel corso del 2025. Il tema “tagli” è in realtà tornato di attualità, con una stima attuale di due tagli per la FED da qui a fine anno, ovvero 50 pb meno di oggi. Positiva la performance anche per i principali governativi europei, con il Bund 10 anni che ha chiuso la settimana con un rendimento del 2,41%, mentre il BTP sul livello di 3,54%. Lo spread è in leggero aumento, 113 pb, poco sopra i minimi di febbraio, ma è interessante ricordare che nel febbraio di un anno fa era intorno a 150 pb e che nel febbraio di due anni fa era intorno a 190 pb.

Valute e materie prime

Il Bloomberg Commodity Index chiude una settimana negativa (-3,82%) dopo tre positive di seguito, rimanendo comunque sopra l’area di 100 USD. Il petrolio chiude sia settimana che mese in negativo (-0,91% e -4,36% per il WTI), sono sei le settimane consecutive di performance in rosso. La motivazione principale della discesa è legata alla prospettiva di pace in Ucraina che potrebbe permettere di riaprire i canali di vendita della Russia sul mercato globale. D’altro canto, l’incertezza sulla crescita economica globale e le minacce tariffarie di Washington hanno contribuito ad ampliare il sentiment negativo. Correzione anche per l’Oro (-2,66%), che chiude la prima settimana negativa del 2025, dopo otto consecutive al rialzo. Parte della correzione è probabilmente dovuta alla forza del dollaro, dall’altro lato le incertezze della guerra commerciale e l’approvvigionamento delle banche centrali, continueranno ad alimentare gli acquisti. Sul fronte valutario, settimana di apprezzamento per il dollaro (+0,79%), favorito dagli effetti indecifrabili della guerra commerciale, nonché visto come bene rifugio in relazione alle vendite su Cripto e Tech US.

Outlook

L’attesa dei mercati, nella prossima riunione del board Bce del 6 marzo, è per un altro taglio da 25 punti, che porterebbe il tasso sui depositi a 2,50%, dall’attuale 2,75%. Ma alcuni membri del Board ritengono che la Bce si stia vincolando troppo alle aspettative, e segnalano che, dopo marzo, il taglio di aprile non è così certo. Oltre alla riunione della BCE, per gli Stati Uniti si attendono l’ISM manifatturiero e dei servizi, l’occupazione ADP (mercoledì 05/03), gli ordini di beni durevoli, gli ordinativi alle fabbriche, le scorte e la produzione di greggio, la bilancia commerciale, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione, le vendite al dettaglio, per finire con variazione salari non agricoli e disoccupazione. Per l’Eurozona gli investitori monitoreranno anche il tasso di disoccupazione e i prezzi alla produzione. Guardando all’Asia, per la Cina verrà rilasciato anche il dato della bilancia commerciale. Per il Giappone si attendono il tasso di disoccupazione e la fiducia dei consumatori. Vediamo quindi tutti gli appuntamenti nel dettaglio giorno per giorno.