Sostenibilità: concetto ambiguo o necessario compromesso? Coscienza ecologista e interessi contrastanti
Editoriale LMF
di Lapo Mazza Fontana —
L’importanza strategica della coscienza ecologista alla prova del conformismo e degli interessi contrastanti
E vennero ordunque i dazi americani, annunciati (e poi magari smentiti o inapplicati) sugli autoveicoli importati in USA. Donald Trump, sul serio o per finta, lancia la sua sfida al mondo per rilanciare la industria dell’automotive autarchico. Se ci riuscirà o se sarà una ennesima buffonata si vedrà a breve, ma rimane impossibile anche in questo caso non denotare il tilt letterale della incapacità, soprattutto europea, di reagire a situazioni decisamente epocali.
Sulle follie dell’Unione Europea si potrebbe compilare una Enciclopedia Britannica, ma ad oggi preme analizzare un punto specifico: ecologia e sostenibilità sono concetti paralleli o no?
Ecologia e sostenibilità
Indubbiamente il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli USA ha rimescolato le carte di una situazione internazionale giunta di per sé, anche e soprattutto senza di lui, ad una crisi sistemica strutturale, se non già ai prodromi di un futuribile collasso generale che potrebbe anche verificarsi in tempi molto più rapidi del previsto, grazie alla accelerazione progressiva dei processi di sviluppo, ancor prima che delle conseguenze degenerative di un sistema economico non più sostenibile. Sostenibile, appunto.
Sostenibilità, questo vocabolo-chiave del momento, o del secolo? Sostenibilità: vertenza strategica o inganno sostanziale? Alibi delle aziende pronte al greenwashing (altro termine-chiave) o irrinunciabile parametro di sviluppo possibile? In assenza di decisioni veramente coraggiose il meno peggio diventa necessità o il meno peggio foraggia lo spostamento sine die delle soluzioni decisive?
Al netto delle dichiarazioni e soprattutto dei provvedimenti annunciati e poi spesso dopo poco smentiti del POTUS americano, se è possibile identificare un chiaro effetto positivo del rinnovato mandato dell’inquilino della Casabianca, è la caduta del velo di ipocrisia letale che ha contraddistinto le amministrazioni precedenti, ed ovviamente non solo oltreoceano.
La coscienza ecologica
La coscienza ecologica non è una moda come il wokismo però. Non è una arma a doppio taglio come le politiche di immigrazione indiscriminata o di iper-inclusività per le minoranze etniche o di genere sessuale, diventate paradossali e controproducenti a botte di iperboli e di esagerazioni talvolta demenziali. La coscienza ecologica è materia di sopravvivenza (non tanto del pianeta, che in ultima analisi se ne può ampiamente disinteressare, sia della sua stessa sopravvivenza che del suo benessere teorico o materiale, insignificante di fronte al potere creativo e distruttivo dell’universo in cui è infinitesimamente posizionato), ma la coscienza ecologica è materia di sopravvivenza per noi, per la specie umana tout court.
Anche il più rapace dei capitalisti nonché il più cinico degli speculatori respira sempre la stessa aria inquinata e gli tocca inghiottire lo stesso pesce imbottito di mercurio e microplastiche. Costui potrà dunque illudersi di mangiare meglio e di frequentare atmosfere (ad esempio di vacanze montane o marine) meno contaminate dei più sfortunati sottopagati, ma di certo non potrà sfuggire al celere degrado generale, che parrebbe non sostenere oltre il peso di una ottica puramente mercantile della gestione planetaria.
Quindi il problema, e non solo filosofico, verte sul concetto stesso di sostenibilità, poiché si può sostenere ciò che già esiste e gira, e se ciò che esiste e gira è già viziato da decadenza incurabile il sostentamento del sistema malato non solo non risolve, ma perpetra il danno.
Ebbene se per sostenibilità si intende sostenere il sistema corrente, pesantemente disfunzionale, a breve anche questa immagine si trasformerà in un boomerang.
La realtà è che nella coscienza ecologica o ci si crede e la si pratica dalle fondamenta (talvolta per quanto sia possibile, talvolta il più possibile, o meglio auspicabilmente al massimo) oppure semplicemente si fa finta e si perseguono politiche di maquillage, se non proprio direttamente di camouflage.
Il nostro patrimonio naturale
L’Italia ha ereditato un patrimonio naturale, oltre che artistico, senza pari al mondo, seppur pesantemente aggredito da decenni di abusi e di mala gestio, ma per fortuna molto è diffusa tra gli italiani, ciononostante, la consapevolezza del bene ricevuto dal glorioso passato, se non proprio dal colpevole presente. È forse un caso che in Italia, paese per altro non alieno da un certo cinismo in sottofondo, nonostante una costante tragica inadeguatezza della classe dirigente e nonostante il declino socioeconomico certi standard di vita siano sempre trai più alti in Occidente? È possibile che gli italiani siano intimamente ecologisti, forse anche per la loro antica vocazione agricola e marinara, nonché turistica, talvolta più che industriale ed imprenditoriale? Ci salverà il nostro amore non solo per le cose belle, ma anche per il nostro ambiente, trai più magnifici al mondo? Sostenibilità sarà per gli italiani sostenere il nostro primato naturalistico e tradizionalista contro la degenerazione di un mondo di barbarie che punta direttamente al cyberpunk?
Forse più che un auspicio, nonché una necessità, sarà una soluzione percorribile, pardon, sostenibile.