Verde contro il dissesto: a Roma l’idrosemina ripara le ferite dell’incendio, dopo il rogo dell’estate 2024
A Roma l’idrosèmina ripara le ferite dell’incendio
Dopo il rogo dell’estate 2024, il Campidoglio avvia un intervento ecologico su Monte Mario per prevenire frane e restituire vita al paesaggio.
Il Campidoglio ha da poco avviato un intervento di recupero ambientale dopo l’incendio del luglio 2024 nella zona di Monte Mario. Il progetto punta su due soluzioni, frutto della nuova ingegneria verde: i gabbioni metallici per contenere il terreno e l’idrosemina per rinverdirlo. È una delle prime volte che la Capitale adotta su larga scala questa tecnica sostenibile, con l’obiettivo non solo di ripristinare la vegetazione perduta, ma anche di prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico in una delle aree più fragili e frequentate della città. Il caso di Monte Mario è emblematico di una sfida più ampia che coinvolge molti territori italiani: coniugare sicurezza, recupero ecologico e sostenibilità economica. In un Paese dove frane, incendi e abbandono agricolo stanno ridisegnando il paesaggio, l’idrosemina rappresenta una soluzione efficace e relativamente economica per contenere i danni e avviare processi virtuosi di rigenerazione.
L’idrosemina: come funziona
L’idrosémina permette di ristabilire rapidamente una copertura vegetale su superfici degradate o difficili, come scarpate, pendii o terreni brulli. La miscela – composta da sementi, acqua, fertilizzanti organici e fibre naturali – viene nebulizzata direttamente sul suolo con macchinari specializzati, formando uno strato protettivo che stimola la germinazione e la crescita della vegetazione. In pochi mesi, le piante colonizzano l’area, stabilizzando il terreno grazie al fitto intreccio delle radici.
Non è solo una questione ambientale, ma anche economica.
Intervenire prima che il dissesto si trasformi in emergenza significa risparmiare risorse pubbliche, ridurre i costi di manutenzione e valorizzare il territorio. Inoltre, le aree rinverdite acquistano maggiore attrattività, con effetti positivi su turismo, qualità della vita e mercato immobiliare. A beneficiarne sono anche le imprese locali e i professionisti del settore green, in un contesto che premia le competenze ambientali e le filiere sostenibili. A rendere ancora più virtuosa la tecnica è il suo legame con l’economia circolare. Spesso, infatti, la miscela utilizzata per l’idrosemina integra materiali riciclati, come cellulosa o fibre di legno provenienti da scarti industriali, trasformando rifiuti in risorse e riducendo l’impatto ambientale dell’intervento.
Una soluzione ancora poco diffusa
Nonostante i vantaggi, l’idrosemina è ancora poco diffusa nel nostro Paese, frenata da una conoscenza limitata della tecnica e da un quadro normativo non sempre aggiornato. Eppure, esperienze come quella di Roma possono fungere da modello per altre amministrazioni, mostrando come sia possibile affrontare le sfide ambientali con strumenti innovativi, efficaci e rispettosi del paesaggio.
L’Italia, con la sua complessità orografica e la ricchezza di ecosistemi, avrebbe tutto da guadagnare da una più ampia adozione dell’idrosemina, non solo in contesti urbani ma anche nelle aree interne, nelle ex cave, lungo le strade e nei territori colpiti da incendi o dissesto. Monte Mario, oggi, è un laboratorio a cielo aperto di questa possibile transizione: da collina ferita a simbolo di rinascita verde.