Fed, il rialzo dei tassi è solo rinviato

di Fidelity Worldwide Investments -

La decisione potrebbe arrivare a dicembre. E non sarà necessariamente un male per i mercati. Ecco il parere di Anna Stupnytska, Global Economist, e di Paras Anand, Responsabile azionario Europa di Fidelity

Durante il vertice del Federal Open Market Committee (Fomc) di settembre, la Fed ha comunicato l’intenzione di lasciare i tassi invariati. La decisione era stata ampiamente prevista dagli economisti, ma quali scenari si aprono ora? Quali saranno le prossime mosse della banca centrale Usa, e come reagiranno i mercati, in particolare quelli europei?

Ecco le opinioni di Anna Stupnytska, Global Economist di Fidelity Worldwide Investment e di Paras Anand, Responsabile azionario Europa di Fidelity Worldwide Investment.

“Il Fomc ha fatto capire che, pur continuando a essere fiducioso sullo stato dell’economia statunitense, alcuni fattori decisivi, tra cui il basso livello di inflazione, il contesto esterno e gli sviluppi dei mercati finanziari, hanno reso necessario rimandare, almeno per il momento, un rialzo dei tassi”, commenta Anna Stupnytska.

“Il recente inasprimento delle condizioni finanziarie negli Stati Uniti, innescato dal rafforzamento del dollaro e dall’ondata di vendite di agosto, se sostenuto, potrebbe provocare un rallentamento della crescita del paese. In un tale contesto, l’atteggiamento attendista mostrato dalla Fed non ha destato particolare sorpresa”, prosegue l’economista.

“A questo punto considero ancora probabile un rialzo a dicembre, a condizione che l’economia prosegua sul suo percorso, che l’inflazione e le previsioni inflazionistiche mostrino timidi segnali di inversione e che le condizioni finanziarie registrino un seppur minimo allentamento”, conclude Stupnytska.

“Raramente in passato l’attenzione sul potenziale intervento della Fed sui tassi a breve termine è stata così marcata come lo è stata in quest’ultimo periodo che vede i mercati azionari turbati da un accresciuto nervosismo riguardo alla crescita economica”, aggiunge Paras Anand. “In questo contesto, molti operatori del mercato non vedono con favore un aumento dei tassi (che verrebbe considerato un allontanamento di liquidità dai mercati)”.

“Io però sono più ottimista”, sottolinea Anand. “In primo luogo, il mercato raramente si lascia turbare da eventi che ha analizzato a lungo. In secondo luogo, un presidente della Fed così indiscutibilmente accomodante acconsentirà a un aumento dei tassi soltanto una volta che sia assolutamente certa che l’economia sia entrata in una fase di crescita più solida e che l’inflazione sia destinata a salire. Per il settore corporate e gli investitori azionari di lungo termine, è difficile non considerarlo uno sviluppo positivo. In terzo luogo, considerato l’impatto disinflazionistico della tecnologia in numerosi settori dell’economia, un aumento dei tassi non costituisce necessariamente un segnale dell’inizio di un ciclo di ripida ascesa”.

“Per gli investitori in titoli azionari europei”, sottolinea infine Anand, “la confermata solidità tanto dell’economia statunitense quanto del valore relativodel dollaro Usa potrebbe rappresentare uno sviluppo positivo data l’esposizione del settore corporate agli Stati Uniti e, in quello che è probabilmente un contesto di attività d’impresa piuttosto solido, un incremento del potere d’acquisto delle aziende americane”.