Crisi del petrolio: Bp taglia posti di lavoro

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Il colosso energetico britannico farà a meno di 4mila addetti, anche negli impianti del Mare del Nord. Intanto l’Opec vuole una riunione di urgenza entro marzo

Dopo le ondate di licenziamenti in diverse compagnie petrolifere, avvenuti l’estate scorsa, ora tocca alla britannica British Petroleum (Bp). Il colosso del greggio ha annunciato che taglierà 4mila posti di lavoro sia nel settore delle esplorazioni sia in quello della produzione.

La riduzione degli organici di Bp avverrà su scala internazionale e colpirà soprattutto le sue divisioni basate in Angola, Azerbaijan e Stati Uniti.
Il colosso energetico britannico ha inoltre spiegato che neppure l’area degli impianti del Mare del Nord potrà essere risparmiata dai tagli alla forza lavoro.

Il crollo drammatico delle quotazioni dell’oro nero dura ormai da oltre un anno e ieri sera le quotazioni hanno raggiunto sui mercati internazionali i minimi degli ultimi 12 anni, avvicinandosi pericolosamente la soglia dei 30 dollari al barile.
Questo fatto sta mettendo in ginocchio anche le economie di paesi come l’Arabia Saudita, oltre a migliaia di compagnie americane specializzate nello shale oil.

E ora anche l’Opec, la potente organizzazione dei paesi produttori, manifesta seria preoccupazione tanto che durante una conferenza ad Abu Dhabi ha affermato la necessità di una riunione di urgenza da effettuare entro marzo.
A parlarne è stato Emmanuel Ibe Kachikwu, presidente dell’organizzazione e ministro nigeriano per le Risorse petrolifere.
A spingere per un congresso straordinario, ha detto il presidente, sono alcuni membri dell’Opec, contro il diverso parere degli Emirati Arabi Uniti.