I conti dell’Inps sono al sicuro. Ma resta il nodo dei contributi evasi

di Walter Quattrocchi -

Lo afferma il presidente della Commissione di vigilanza sulla previdenza Lello Di Gioia. Che in questa intervista ci parla anche della riforma dell’Inpgi, e degli effetti della crisi sui giovani professionisti

Sostenibilità dei conti dell’Inps, riforma dell’ente previdenziale dei giornalisti, impatto della crisi sui settori professionali come quello degli avvocati, tassazione dei rendimenti dei fondi pensione: sono alcuni dei temi di più stretta attualità sul fronte previdenziale.

Ne abbiamo parlato con Lello Di Gioia, presidente della Commissione Bicamerale di vigilanza sugli enti gestori delle forme di previdenza e assistenza sociale, a margine del convegno “Sostenibilità e attualità dell’esistente sistema di protezione sociale in Sardegna e in Italia”, che si è svolto a Cagliari il 20 gennaio 2016.

Uno dei temi più caldi, sul fronte della previdenza italiana, sono i conti dell’Inps: il sistema pensionistico è sostenibile secondo lei?

La riforma Fornero ha reso sostenibile il sistema pensionistico in Italia in una prospettiva di lungo termine, anche se, in riferimento ai requisiti di accesso alla pensione, ha bisogno di un sollecito intervento che la renda più equilibrata.
Nel sistema pensionistico gestito dall’Inps la Commissione Bicamerale ha individuato il periodo intorno all’anno 2044 come interessato da criticità. Nel 2050, comunque, tutto si risolverà senza interventi, allorché saranno pagate pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo, entrato a regime per tutti nel 2012.

Nel bilancio dell’Istituto invece persiste un dato contradditorio e inquietante riferito a 113 miliardi di euro di residui attivi legati a evasione contributiva, metà dei quali – ha detto Equitalia alla Commissione – non possono essere più riscossi. L’Inps, però, li considera ancora nella propria massa patrimoniale, dichiarando di non avere avuto ancora avuto comunicazione ufficiale da parte della società di riscossione (che ha al vertice un vice presidente che è espressione dello stesso Inps).

Forse il presidente dell’Inps, oltre a fare legittime proposte di riforma delle pensioni, dovrebbe occuparsi maggiormente del suo istituto, che necessita di una riorganizzazione nella governance che ponga fine al periodo “dell’uomo solo al comando” e di un potenziamento, oltre che di un ringiovanimento, nell’organico del personale, per affrontare le sfide della previdenza e dell’assistenza che lo Stato gli affida.

A questo proposito la Commissione attende ancora dall’Inps un nuovo piano industriale promesso fin da giugno.

Sul tavolo dei ministeri vigilanti c’è la riforma dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, che deve ancora essere approvata. Qual è la valutazione della Commissione?

Abbiamo cominciato ad approfondire il bilancio dell’Inpgi. La situazione dei conti appare assai delicata, anche alla luce delle novità inserite nella riforma varata lo scorso luglio dal Cda.

Per esempio, l’introduzione nella riforma di un contributo di solidarietà a carico delle pensioni già in liquidazione, per rendere sostenibile la spesa pensionistica futura dell’Inpgi, è una norma che è stata più volte bocciata da precedenti sentenze della Corte costituzionale.

Da scartare è d’altro canto l’ipotesi, prospettata da taluni, di un incorporamento dell’Inpgi nell’Inps, poiché la privatizzazione della cassa dei giornalisti, avvenuta nel 1994, appare comunque un valore da preservare.

La Commissione deve approfondire prossimamente la gestione del fondo immobiliare dell’Inpgi Giovanni Amendola, un’operazione finanziaria che ha avuto un peso rilevante nel portare in positivo gli ultimi bilanci dell’Istituto, per cui sentiremo a breve la Sgr interessata Investire.

Quale è la sua considerazione riguardo la situazione dei giovani avvocati a basso reddito che sono stati iscritti d’ufficio dalla Cassa Forense? Alcuni di questi, non potendo pagare i contributi, si vedono cancellati anche dall’ordine professionale…

L’iscrizione alla cassa professionale di riferimento, per chi appartiene a un ordine professionale, è un obbligo di legge.

La Commissione sta vagliando però delle soluzioni per venire incontro a un mercato delle professioni in difficoltà.

Il mio emendamento, inserito nella legge di Stabilità 2016, che ha consentito agli studenti in medicina dell’ultimo anno di iscriversi già all’Enpam, anche tramite un prestito d’onore, va in questa direzione, così come la possibilità data agli esperti contabili di accedere definitivamente a una cassa professionale come la Cassa Ragionieri e non più al calderone della Gestione separata dell’Inps.

La legge di Stabilità 2015 ha elevato dall’11,5 % al 20% la tassazione sui rendimenti delle casse professionali e dei fondi pensione, provocando reazioni molto negative da parte degli enti interessati. Lei che ne pensa?

Nel panorama europeo l’Italia è l’unico paese che tassa così pesantemente i fondi pensione e le casse privatizzate, e nello stesso tempo l’unico in cui i fondi pensione non investono un solo euro nell’economia reale.

Occorre invece incentivare la previdenza complementare per integrare le future magre pensioni calcolate con il sistema contributivo.

Basta prendere come esempio il Regno Unito, dove la previdenza integrativa copre il 95% dei lavoratori (contro solo 6 milioni di lavoratori in Italia) e dove l’economia viaggia con un Pil in crescita del 3,6 %, per rendersi conto delle ricadute positive sulla crescita di un paese.

Le banche non hanno più capitali per investire sulle piccole e medie imprese, e per questo in tutto il mondo questo tipo di investimenti ormai viene fatto dai fondi pensione.

Alla luce del crack delle quattro banche italiane, Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti, la Commissione come esercita la sua vigilanza sugli investimenti dei fondi pensione?

Avvieremo l’audizione delle Sgr dei fondi pensione per monitorare gli investimenti nel mercato azionario.