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Il 58% delle famiglie italiane teme un ritorno dell’inflazione e il 55% si aspetta un’inflazione al 2% e oltre da qui a un anno

M&G annuncia i risultati relativi al quarto trimestre 2015 (mesi di ottobre, novembre, dicembre) dell’indagine sulle aspettative di inflazione, condotta insieme alla società di ricerca YouGov su 9 Paesi (Italia, Inghilterra, Austria, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Hong Kong e Singapore) per un totale di 9.158 intervistati. L’indagine rileva su base trimestrale le aspettative di inflazione dei consumatori europei e asiatici, la loro fiducia nei confronti delle Banche Centrali e le politiche economiche dei loro Governi.

Le principali evidenze per quanto riguarda l’Italia:

· Le aspettative relative all’inflazione non cambiano e rimangono inchiodate al 2% e al 2,5%, rispettivamente a 4 e 8 trimestri consecutivi.

· Gli italiani si aspettano un’inflazione in aumento: il 55% ritiene che da qui a un anno l’inflazione arriverà al 2% o oltre. Non si registrano segnali di mentalità orientata alla deflazione, solo l’1% si aspetta deflazione in un anno.

· Anche se l’indice CPI è rimasto vicino allo zero negli ultimi dodici mesi, l’inflazione rimane una preoccupazione per la maggior parte degli italiani (58%).

· Questa preoccupazione per un ritorno dell’inflazione e, quindi, l’aumento dei prezzi è ancora maggiore nelle regioni del Sud Italia, in particolare trai giovani.

· Le aspettative di reddito sono migliori nelle regioni del nord-est rispetto al centro e sud.

· Migliora la fiducia degli italiani rispetto alle politiche adottate dalla Banca Centrale Europea: il 40% degli intervistati dice di essere ‘fiducioso’ o ‘molto fiducioso’ dell’operato della BCE rispetto al 30% di consensi registrati un anno fa.

· Rispetto alle politiche economiche portate avanti dal governo italiano, oltre la metà degli italiani intervistati non crede che il proprio governo stia perseguendo le politiche economiche più adatte, mentre coloro che hanno fiducia dell’operato del governo italiano in materia di economia sono poco più del 20%.

· Infine, il prezzo del petrolio in Italia ha una componente fiscale elevata in Italia, per cui i consumatori non percepiscono realmente nei loro portafogli i prezzi più bassi.

Carlo Putti, Investment Specialist di M&G Investments, commenta così i risultati del sondaggio sull’inflazione relativi all’Italia: “Uno dei fattori chiave che ha guidato le aspettative sull’inflazione nell’ultimo anno è stato il prezzo della benzina. Nell’economia reale, il prezzo si può percepire alla stazione di servizio mentre, in Italia, invece, la tassazione sul carburante è elevata a tal punto che i consumatori non hanno realmente percepito una significativa differenza nei loro portafogli, dovuta al recente sell-off della benzina.”

Le principali conclusioni per quanto riguarda l’Europa:

· Mentre la recente debolezza dell’inflazione a livello europeo (IAPC 0,1% anno su anno) è in gran parte dovuta ai prezzi dell’energia più bassi, c’è stata comunque pressione sulla BCE al fine di rafforzare gli sforzi volti ad evitare un ulteriore ribasso o addirittura deflazione. Da quando il QE è stato avviato nel gennaio 2015, il meccanismo di trasmissione principale era destinato ad essere una valuta più debole che, in gran parte, ha preceduto l’annuncio. Tuttavia, alcuni di questi benefici sono stati controbilanciati dall’apprezzamento del 7% dell’euro tra marzo e settembre 2015.

· Si nota un incremento generale della fiducia nei confronti della Banca Centrale. Le aspettative di reddito netto sono generalmente cresciute nella maggior parte dei paesi europei anche se restano comunque inferiori rispetto ai livelli osservati un anno fa.

· Le aspettative di inflazione sembrano essere stabili in Germania, in Austria e in Italia ma sono scivolate in Spagna e in Svizzera, sia nel breve che nel lungo termine. Nel lungo termine, tutti i Paesi presi in considerazione dal sondaggio continuano a prevedere inflazione pari o superiore al 2%, portando così alla conclusione che i consumatori europei rimangono sostanzialmente fiduciosi nei confronti della BCE e il suo impegno a completare il mandato volto salvaguardare la stabilità dei prezzi.


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