Professionisti, stop agli studi di settore

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Aboliti da quest’anno, riguardano 800mila lavoratori con reddito medio attorno ai 75 mila euro. Sarà estesa a tutti gli autonomi la fatturazione elettronica

Il governo interviene su professioni e lavoro autonomo con una nuova disciplina che vede nell’abolizione degli studi di settore il provvedimento più clamoroso.
Questo odiatissimo strumento, utilizzato dal fisco italiano per molti anni, è stato cancellato già dal 2016 per tutti i professionisti, una platea di lavoratori stimata in 800mila unità con un reddito medio intorno ai 75mila euro.

Al posto degli studi di settore il governo spinge per introdurre la fatturazione elettronica, sistema che, previa comunicazione al Fisco, prevede l’invio telematico periodico di ogni fattura emessa da tutti i lavoratori autonomi.

Le novità sono state annunciate dal viceministro all’economia Luigi Casero e riguardano, oltre la citata abolizione degli studi di settore e l’incentivazione delle fatture elettroniche, anche una più generale semplificazione degli adempimenti fiscali, con l’aggregazione di 204 modelli di dichiarazione.

Accanto agli aspetti fiscali e alle agevolazioni burocratiche la riforma del lavoro autonomo (professioni e partite Iva) dovrebbe comprendere anche l’introduzione di nuove tutele che vanno dalla riduzione dei termini di pagamento delle fatture entro i 60 giorni, al divieto di inserire clausole unilaterali nei contratti, fino all’assegno di maternità per le donne in gravidanza e senza sospendere l’attività lavorativa.
Un’altra misura interessante riguarda la sospensione del pagamento dei contributi per un massimo di 2 anni in caso di malattie gravi e cure oncologiche.