Italia: migliora ancora il mercato del lavoro

di redazione -

Nel 2015 il tasso di disoccupazione è sceso all’11,9 dal 12,7% del 2014. L’incremento dell’occupazione è stato più accentuato al Sud, anche se le differenze restano elevate

L’incremento dell’occupazione, lo scorso anno, è stato diffuso in tutta Italia, ma è risultato più accentuato nel Mezzogiorno, l’area che, nel corso della crisi, aveva perso più posti di lavoro. Lo rileva l’Istat che ha comunicato oggi nuovi dati sul mercato del lavoro. Anche il tasso di disoccupazione è diminuiti soprattutto nelle regioni meridionali, sebbene le differenze rispetto al resto d’Italia restino elevate.

Le pur lieve crescita del Pil, sottolinea l’istituto di statistica, è stata accompagnata da aumenti congiunturali sia dell’input di lavoro impiegato, sia del tasso di occupazione.

L’attuale periodo è caratterizzato dalla divergenza tra l’andamento positivo dell’occupazione dipendente e la debolezza persistente di quella indipendente. All’interno del lavoro dipendente, ribadisce l’Istat, cresce in misura significativa l’occupazione a tempo indeterminato, e la ripresa della domanda di lavoro si sta progressivamente estendendo all’industria dopo la forte ripresa già registrata nel settore dei servizi.

Nel quarto trimestre 2015 l’occupazione risulta stabile, e si inverte la tendenza rilevata per quanto riguarda il Sud Italia. All’aumento registrato nel Nord e nel Centro si contrappone infatti una riduzione nel Mezzogiorno.

Il tasso di occupazione sale soprattutto tra i 50-64enni mentre il tasso di disoccupazione rimane invariato e quello d’inattività diminuisce. La stabilità dei livelli occupazionali complessivi è la sintesi di un consistente aumento del numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (99 mila in più rispetto al terzo trimestre), bilanciato da cali dei dipendenti a termine (meno 43 mila) e degli indipendenti (meno 48 mila).

L’aumento tendenziale dell’occupazione registrato nel quarto trimestre (più 184 mila) è dovuto quasi esclusivamente agli uomini e risulta trainato dai lavoratori dipendenti, cresciuti di 298 mila unità, in gran parte a tempo indeterminato (più 207 mila) e, tra i dipendenti a termine, dall’incremento di quanti hanno un lavoro di durata non superiore a sei mesi. Accanto alla risalita degli occupati a tempo pieno, l’aumento del lavoro a tempo parziale coinvolge soprattutto quello di tipo volontario.

I dati relativi a gennaio 2016, al netto della stagionalità, registrano una crescita degli occupati (più 70 mila) che tornano al livello di agosto, dopo le variazioni nulle di ottobre e novembre e il calo di dicembre.

Dal lato delle imprese si registra, su base congiunturale e tendenziale, un considerevole aumento di utilizzo del lavoro sia per le posizioni lavorative sia per le ore lavorate, anche per la consistente riduzione del ricorso alla Cassa integrazione. La crescita è robusta nei settori dei servizi e, per la prima volta dal secondo trimestre del 2008, torna anche nell’industria.

L’aumento delle retribuzioni di fatto è risultato superiore all’inflazione, con una prosecuzione del recupero di potere d’acquisto al lordo delle imposte. Continuano a diminuire gli oneri sociali, per effetto della consistente riduzione contributiva associata alle nuove assunzioni a tempo indeterminato.