Industria: piatta la produzione in Italia. Male la Germania

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In marzo l’indice ha registrato una variazione mensile nulla. Preoccupa il dato tedesco, meno 1,3%

In marzo l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha segnato, come rileva l’Istat, una variazione nulla rispetto a febbraio, e una crescita dello 0,5% rispetto al marzo 2015.

Ma se i dati italiani sono poco brillanti, ben più negativi sono quelli che arrivano dalla Germania e, in misura minore, dalla Francia.

L’industria tedesca ha registrato, sempre a marzo, un calo dell’1,3% mensile, contro il meno 0,2% previsto, e dopo il meno 0,7% di febbraio. È proseguita invece la crescita del surplus commerciale: l’export della Germania è salito a 101,3 miliardi di euro, l’import è sceso a 77,6 miliardi.

In calo la produzione industriale anche in Francia: meno 0,35% in marzo rispetto a febbraio (più 0,5% le attese).

Tornando ai dati italiani, nel trimestre gennaio-marzo, aggiunge l’Istat, la produzione è aumentata dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2015.

L’indice presenta una sola variazione congiunturale positiva, nel comparto dell’energia (più 1,2%); diminuiscono invece i beni strumentali (meno 1,6%), i beni intermedi (meno 1,2%) e i beni di consumo (meno 0,7%).

In termini tendenziali (cioè rispetto a un anno prima) l’unico aumento è per il raggruppamento dei beni strumentali (più 4,3%); in calo l’energia (meno 2,8%), i beni di consumo (meno 2,2%) e i beni intermedi (meno 0,3%).

Per quanto riguarda i settori di attività economica, a marzo 2016 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di macchinari e attrezzature Nca (più 7,3%), della fabbricazione di mezzi di trasporto (più 1,9%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (più1,6%).

Le diminuzioni maggiori, conclude l’Istat, si registrano nei settori della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (meno 6,5%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (meno 6%) e della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (meno 2,4%).