Cassa commercialisti: bocciato il contributo di solidarietà

di Walter Quattrocchi -

La Cassazione si pronuncia in difesa dei “diritti acquisiti” e contro le ragioni finanziarie del provvedimento

Anche la Cassazione boccia il contributo di solidarietà della Cassa dei commercialisti. I giudici di legittimità (confermando le sentenze in primo grado del Tribunale di Belluno e in secondo grado della Corte d’appello di Venezia), oltre a portare avanti la linea della difesa dei diritti acquisiti da parte di chi è già in pensione, smentiscono le ragioni finanziarie con cui fu reintrodotto il contributo di solidarietà nella legge di Stabilità 2014.

Secondo i giudici, infatti, il contributo di solidarietà non è una misura finalizzata “ad assicurare l’equilibrio finanziario di lungo termine”, come recita il testo della legge di Stabilità 2014, perché si tratta di un intervento straordinario e limitato nel tempo.

Nel 2004 la Cassa dei commercialisti, per garantire la stabilità dell’ente, ha deciso di calcolare le pensioni non più con il metodo retributivo ma con il metodo contributivo: un provvedimento che ha ridotto il tasso di sostituzione delle future pensioni dal 70% al 40%.

Per questo motivo la Cassa ha anche introdotto un contributo di solidarietà progressivo sulle pensioni calcolate con il metodo retributivo (per le pensioni superiori ai 13.400 euro), con l’intento di non far gravare tutto il costo della riforma sulle nuove generazioni.

Da allora un 10% dei commercialisti in pensione ha fatto ricorso contro questo prelievo e quelli arrivati in Cassazione hanno sempre vinto.

La Cassa ha comunque riproposto il contributo di solidarietà anche per il quinquennio 2014-2019 (per legge è possibile prevedere il contributo di solidarietà per non più di tre quinquenni).