Italiani in pensione due anni dopo gli altri europei

di Walter Quattrocchi -

Secondo uno studio della Uil, il nostro paese è secondo solo alla Grecia per quanto riguarda l’età in cui si può lasciare il lavoro

In Europa, l’Italia è seconda solo alla Grecia per età pensionabile ma, a differenza degli ellenici, con poca flessibilità. È quanto emerge da uno studio della Uil che ha comparato i requisiti di accesso alla pensione tra i Paesi europei, i Paesi Ocse e altre economie.

L’Italia, infatti, ha i requisiti anagrafici di accesso alla pensione tra i più alti d’Europa: 66 anni e sette mesi per gli uomini del settore pubblico e privato e per le donne del pubblico, 65 anni e sette mesi per le donne del settore privato. Mediamente, invece, nei Paesi Ue gli uomini vanno in pensione a 64 anni e quattro mesi, le donne a 63 anni e quattro mesi: gli italiani e le italiane vanno, dunque, in pensione due anni più tardi rispetto agli altri cittadini europei.

Il divario, inoltre, è destinato a crescere poiché i requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione, in Italia, sono aggiornati automaticamente con l’allungarsi dell’aspettativa di vita.

La Grecia ha il requisito anagrafico di accesso alla pensione di vecchiaia più alto in Europa: 67 anni. Tuttavia, il requisito in Grecia è suscettibile di numerose deroghe, che possono abbattere l’età di accesso alla pensione fino a 55 anni per gli uomini e 50 anni per le donne.

L’età più bassa per il pensionamento è richiesta in Svezia, dove dai 61 anni il lavoratore può decidere di accedere alla pensione.

Inoltre se si confronta il requisito anagrafico del nostro Paese con la media dei Paesi non europei, emerge come in Italia siano richiesti circa tre anni in più di anzianità per gli uomini e quattro per le donne per accedere alla pensione.

Secondo la Uil, le richieste di Cgil, Cisl e Uil sulla flessibilità in uscita sono pienamente confermate da questi dati.