La sterlina crolla dopo il taglio dei tassi

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La moneta britannica negli ultimi tre mesi ha perso oltre l’8% sul dollaro, ma la svalutazione farà aumentare competitività, export e inflazione

L’effetto-valuta era atteso e a poche ore dal taglio dei tassi operato dalla Bank of England, il primo dal lontano 2009, si è puntualmente verificato.
La sterlina è crollata nei confronti del dollari e anche contro l’euro. Il cambio con la moneta europea vale 0,848 mentre il cable con quella statunitense viaggia a 1,313.

Nel complesso, negli ultimi tre mesi la valuta del Regno Unito ha ceduto oltre l’8% sul dollaro. Una svalutazione dolorosa ma probabilmente necessaria, visto che è destinata a incrementare la competitività e l’export del paese, ma che spingerà anche l’inflazione, verso e forse sopra il target del 2% fissato dall’autorità monetaria come obiettivo di lungo termine.

Per effetto della Brexit la BoE guidata da Mark Carney ha tagliato le stime sul Pil 2017 e 2018 e contestualmente varato un piano di acquisto di corporate bond da 10 miliardi di sterline.
Sulle decisioni della Bank of England hanno pesato gli ultimi disastrosi dati sull’economia britannica, non tanto quello relativo al Pil (diffuso qualche giorno fa) che non sconta ancora gli effetti del voto referendario ed ha segnalato una accelerazione della crescita dell’economia, quanto piuttosto una serie di indicatori anticipatori dello stato dell’attività.

A preoccupare governo e banca centrale è l’indice dei direttori acquisto (Pmi) nel settore manifatturiero, che ha frenato bruscamente portandosi in zona recessione.
Stessa sorte ha avuto quello dei servizi, che è crollato sotto la soglia critica di neutralità (50 punti) a quota 47,4, spingendo l’indicatore composito comprendente manifattura e terziario ad un livello di 47,3 che denota recessione.