Se l’Italia diventa “un Paese per vecchi”

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L’aumento della popolazione anziana pone nuove necessità, e fa nascere una nuova domanda di assistenza socio-sanitaria

In Italia alcune dinamiche demografiche e sociali stanno cambiando radicalmente il sistema assistenziale e più in generale il welfare statale al servizio delle popolazione. L’allungamento delle aspettative di vita, il marcato invecchiamento dei cittadini, le conseguenti previsioni di incremento di disabilità in termini assoluti e relativi, e, non dimentichiamolo, la crisi economica che da anni mette sotto pressione il bilancio statale, sono tra i principali motori di questo cambiamento. La direzione non può che essere una per gli anni a venire: un continuo incremento delladomanda di sanità e di assistenzae una conseguente crescita generale dellaspesa per cure. Si pone così il problema, inaggirabile, di conciliare il diritto di ognuno a cure e assistenza, con i limiti imposti dai processi di razionalizzazione della spesa pubblica.

I dati economici stanno già registrando la forte accelerazione della domanda di assistenza socio-sanitaria e delle nuove esigenze delle persone. Nel caso della popolazione anziana, la domanda di cure, trattamenti e, soprattutto, assistenza integrata di tipo domiciliare o in strutture specializzate, è vertiginosamente aumentata negli ultimi anni: gli anziani sottoposti ad assistenza domiciliare integrata sono ben più che raddoppiati dal 2000. L’Ocse stima che nel nostro Paese la spesa complessiva per anziani sottoposti a cure di lungo periodo sia pari attualmente all’1,7% del Pil, ma nel 2050 tale incidenza potrebbe attestarsi al 4%, date le dinamiche socio-demografiche che caratterizzano la Penisola. Inoltre, nell’area Ocse, l’Italia è il Paese con la più elevata percentuale di familiari e amici che prestano in modo continuativo assistenza a persone disabili, con costi sociali che probabilmente potrebbero essere mitigati o del tutto eliminati attraverso un’offerta, anche da parte di operatori privati, di servizi di assistenza facilmente reperibili, con elevata professionalità e a costi non elevati.

Di fronte a questi numeri, se lo Stato non è in grado di offrire una copertura integrale per tutti, c’è bisogno di una integrazione privata. La presenza di operatori specializzati e qualificati sia nel campo delle prestazioni sanitarie sia dell’assistenza, con servizi resi accessibili attraversostrumenti assicurativi integrativi, permette di allargare il perimetro di un settore ad alto valore aggiunto.

In questo contesto si inserisce l’assicurazione long term care – Ltc. Come le altre polizze anche la Ltc si basa sul principio di pagare un premio, ridotto e certo, a fronte del rischio, incerto, di dover affrontare una spesa molto maggiore.

Le polizze Ltc hanno una logica diversa dalla “pensione di inabilità” dell’Inps: quest’ultima certifica l’impossibilità da parte del cittadino a svolgere qualsiasi lavoro, mentre le polizze intervengono quando la persona è nell’impossibilità di compiere alcune funzioni fondamentali della vita quotidiana. La maggior parte delle polizze Ltc, infatti, paga l’indennità nel momento della perdita della autosufficienza, ovvero della capacità di compiere alcuni atti elementari della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, mangiare, muoversi), o in caso di malattia mentale invalidante quale l’Alzheimer.

Gli effetti dell’invecchiamento

L’aumento medio della aspettativa di vita della popolazione italiana non ha però come conseguenza solo un aumento dei casi di anziani non autosufficienti, ma sta portando anche a un abbandono della vita lavorativa in età più avanzata, con un impoverimento delle pensioni, di importo inferiore rispetto al passato, e con una parallela difficoltà da parte dello Stato nel destinare nuove risorse alla non autosufficienza. Insomma, in media si guadagna meno e si ha meno assistenza socio-sanitaria dallo Stato. Il rischio di non avere risorse economiche per affrontare una repentina perdita dell’autosufficienza fa dunque da volano alla domanda di protezione.

Questa dinamiche, sociali ed economiche, legate all’invecchiamento della popolazione stanno già innescando diversi effetti sulla società italiana e sul nostro vivere quotidiano. Il primo, inevitabile, è ovviamente l’insostenibilità di un modello assistenziale basato sull’erogazione indifferenziata. In sostanza, l’attuale modalità di erogazione degli aiuti alle persone non autosufficienti che non distingue l’entità dell’erogazione per età, gravità, tipologia della dipendenza per non autosufficienza e reddito del beneficiario non è più sostenibile.

C’è poi la parallela questione dei cambiamenti nell’offerta pubblica per l’accesso a servizi e prestazioni: anche l’attuale articolazione territoriale come modalità di erogazione degli aiuti alle persone non autosufficienti non sarà più sostenibile.

E non vanno dimenticate le necessarie modifiche all’impianto normativo e fiscale. Si dovranno incentivare sistemi che portino da un lato a favorire l’accumulo di risorse per sostenere le spese in vecchiaia, dall’altro a rendere più efficiente o favorire l’apporto di risorse al sistema di sostegno pubblico. Infatti, nel conto va messo anche il rischio di un calo della solidarietà intergenerazionale dovuto a pressioni economiche e sociali. In effetti l’assistenza sociale, la gestione delle conseguenze dell’invecchiamento e della “dipendenza” si è finora basata anche sulla solidarietà fra generazioni. Anche per questo, lo Stato dovrebbe per esempio continuare a favorire la solidarietà attraverso agevolazioni di tipo fiscale.

Di tutti questi fattori deve tenere conto l’offerta assicurativa, che si trova ad affrontare interrogativi importanti: quali servizi possono essere offerti al fine di gestire le conseguenze dell’invecchiamento? in quale modo contribuire alla promozione dei prodotti?

Il concetto di assistenza socio-sanitaria

Sotto la spinta dell’invecchiamento della popolazione, dunque, la domanda di assistenza socio-sanitaria in Italia è destinata a crescere. Ma cosa si intende nel dettaglio con assistenza socio-sanitaria? È un concetto che va oltre le specifiche cure mediche e assistenziali, per includere tutta l’assistenza di cui il paziente può avere bisogno nel caso di una malattia cronica invalidante o di una situazione di non autosufficienza che duri per un lungo periodo di tempo. Le prestazioni di assistenza possono essere erogate in una residenza socio assistenziale, in una casa protetta, in una struttura per malati cronici o anche essere domiciliari, concretizzandosi con un aiuto nello svolgimento delle operazioni quotidiane come il lavarsi e vestirsi.

Attenzione però. Questa assistenza non è prerogativa esclusiva delle persone anziane: può averne necessità anche una persona più giovane, per le conseguenze di un grave infortunio o di una malattia invalidante.

Nei casi in cui non sia necessario il ricovero in una residenza socio assistenziale, il problema fondamentale è quello dell’integrazione delle prestazioni in relazione alla gravità dei casi. Come aiutare i familiari della persona non più auto sufficiente? La questione è molto delicata e sempre più pressante. L’assistenza fornita dai familiari può infatti essere integrata da prestazioni infermieristiche, prestazioni mediche domiciliari, assistenza di ascolto, pasti a domicilio, assistenza in centri diurni che servono anche a dare un momento di respiro a chi è impegnato in un’attività di assistenza faticosa. Una polizza Ltc può essere molto utile per gestire anche queste importanti problematiche.