In pensione in anticipo dai 63 anni

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L’Ape, che dovrebbe entrare in vigore dal 2017, consentirà a tutti i lavoratori di ritirarsi dal lavoro uno, due o tre anni e sette mesi prima

Tutti i lavoratori nati tra il 1951 e il 1953 potranno andare in pensione con un anticipo massimo di tre anni e sette mesi, e dunque a partire dai 63 anni.

È quanto è emerso al termine dell’incontro tra i sindacati e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che si è svolto oggi al ministero del Lavoro.

L’Ape – anticipo pensione, sarà introdotto in via sperimentale per due anni, a partire dal 2017.

Chi sceglie di andare in anticipo con uno, due o tre anni e sette mesi, dovrà, come noto, sopportare un costo. L’Ape prevede infatti, in parallelo, la sottoscrizione di un prestito previdenziale ventennale, che avrà un costo variabile a seconda dell’importo della pensione e della durata dell’anticipo: da un minimo del 4-5%, a un massimo del 15%.

Nessun costo sarà previsto per i disoccupati e i lavoratori in condizioni disagiate.

Tra le novità emerse oggi c’è la possibilità di azzerare la rata di ammortamento per le pensioni inferiori ai 1.200 euro netti. La rata dovrebbe invece essere compresa fra i 50 e i 60 euro al mese per 20 anni negli altri casi, se l’anticipo è di un anno, mentre per un anticipo di tre anni si salirà a 150-200 euro al mese.

Per i lavoratori precoci e per chi svolge lavori usuranti saranno previste ulteriori agevolazioni, che al momento non sono state definite.

Un altro capitolo aperto è quello delle ricongiunzioni dei contributi: attualmente chi si trova a dover ricongiungere quanto ha versato in diversi enti previdenziale deve pagare oneri molto elevati. Le riforme allo studio prevedono un alleggerimento o la completa gratuità della ricongiunzione, ma soltanto, a quanto pare al momento, all’interno del perimetro dell’Inps. Resterebbero esclusi in particolare coloro che vantano contribuzioni sia all’Inps sia alle casse professionali.