Pensioni: fra 40 anni saranno pari al 44% dell’ultimo stipendio

di Walter Quattrocchi -

È la previsione del report “Mind the gap” di Aviva per il 2057. Oggi il rapporto tra pensione e ultimo stipendio percepito è del 49%

L’Italia nel 2047 avrà, con il 44%, il miglior tasso di sostituzione (rapporto tra la pensione e l’ultimo stipendio percepito) tra i paesi europei, ma pur sempre lontano dal 70% suggerito dall’Ocse.

È quanto emerge dall’indagine “Mind the gap 2016” di Aviva, che ha analizzato il gap dei piani pensionistici europei, con valori espressi in percentuale sul Pil 2016, per valutarne l’adeguatezza al sostentamento dei cittadini al termine della vita lavorativa.

Il gap pensionistico è un indicatore che stima quanto le persone che andranno in pensione tra il 2017 e il 2057 dovranno risparmiare in più, ogni anno, per colmare la differenza tra la pensione che prevedono di percepire e il fabbisogno previsto per mantenere uno stile di vita adeguato alla pensione.

Il gap pensionistico risulta attualmente più problematico in Spagna con il 17%, mentre per quanto riguarda l’Italia la differenza rispetto al Pil è la più ridotta e si aggira intorno al 6%.

Dal 2010 il gap è aumentato in paesi come l’Irlanda, la Spagna e la Lituania. Tra i fattori che portano questo deficit ad aumentare vengono individuate la vita media più lunga, la crescita delle pensioni pubbliche al di sotto della crescita salariale e i tassi di rendita più ridotti a causa dei tassi di interesse storicamente bassi.

Nello stesso periodo il gap pensionistico si è ridotto in paesi come il Regno Unito e la Polonia. I fattori che contribuiscono a diminuire il gap pensionistico di un paese risultano l’aumento delle pensioni pubbliche, l’aumento del numero dei risparmiatori e l’aumento dell’età pensionabile con conseguente ritardo nel momento in cui i lavoratori cominciano effettivamente a percepire la pensione.

Il gap pensionistico italiano risulta essere relativamente basso (6%), poiché il governo al momento fornisce un generoso livello di sostegno ai suoi cittadini attraverso la previdenza obbligatoria e le pensioni pubbliche. La spesa pensionistica pubblica in Italia è infatti pari al 15,8% del Pil, a fronte di una media Ocse del 7,9%.

La riforma attuata nel 2011 ha definito l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni nel 2021, al passo con l’aumento della longevità e innalzato l’età pensionabile per le donne che lavorano nel settore privato da 60 a 62 anni nel 2012 e a 66 anni e sette mesi dal 2018.
Inoltre la riforma della previdenza complementare, attuata nel 2005 ed entrata in vigore dal 1° gennaio 2007, ha favorito le pensioni a contributo volontario con il trasferimento automatico del Tfr nel fondo pensione e ciò contribuirà a ridurre il gap pensionistico sul lungo termine.

Attualmente il tasso di sostituzione (reddito da pensione calcolato in percentuale all’ultimo stipendio) italiano raggiunge il 49%, preceduto dal 58% di quello della Polonia e dal 53% di quello della Francia, ma nel 2047 è destinato a diminuire pur posizionandosi con il 44% al primo posto in Europa, con al secondo posto quello tedesco (42%) e al terzo posto quello irlandese (40%).