Rating di legalità, 45% di richieste in più

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Nel primo semestre 2016, secondo i dati Antitrust, le domande sono state oltre mille, e 662 le attribuzioni

Numeri in forte crescita per il rating di legalità, la “certificazione” introdotta nel gennaio 2013 dall’Antitrust per premiare le aziende virtuose.

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Nel primo semestre di quest’anno le richieste di attribuzione pervenute all’authority sono state 1.054, contro le 726 dello stesso periodo del 2015: un aumento del 45%. Andora più consistente la crescita dei rating effettivamente attribuiti, aumentati del 66%, da 406 a 662.

I casi chiusi sono aumentati del 66%, da 513 a 852. Ma, a testimoniare il rigore del procedimento è l’ancora più sensibile aumento dei dinieghi, saliti del 153%.

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Sul totale dei casi chiusi, le attribuzioni sono il 78%.

Da gennaio 2013 fino a tutto giugno 2016 le richieste sono state complessivamente 3.068, con 2.611 casi decisi (85%) e 457 in corso (15%). Fra i casi chiusi, le attribuzioni sono state in totale 2.015 (77%), i dinieghi 115 (4,4%) e le revoche nove (0,3%).

Il rating prevede un punteggio, da una a tre “stellette”. Per ottenere il punteggio minimo, una stelletta, è necessario che il titolare dell’azienda e gli altri dirigenti non abbiano precedenti penali per i reati di cui alla legge 231 del 2001 (relativa alla responsabilità d’impresa), per i principali delitti contro la pubblica amministrazione e per reati tributari. Nei loro confronti non deve essere stata iniziata un’azione penale per reati di stampo mafioso.

Anche le imprese non devono essere responsabili di illeciti amministrativi dipendenti dai reati di cui alla legge 231 e non devono essere state condannate, nel biennio precedente, per illeciti in materia di concorrenza e tutela del consumatore. E devono effettuare pagamenti e transazioni finanziarie oltre i mille euro esclusivamente con strumenti tracciabili.

Due o tre “stellette” vengono concesse alle imprese che soddisfano ulteriori requisiti.

Il rating così ottenuto deve essere tenuto in conto in sede di concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, e in sede di accesso al credito bancario. Le banche che non considerano il rating di legalità di un’azienda in sede di concessione di finanziamenti devono spiegare le motivazioni in una dettagliata relazione alla Banca d’Italia.