Risparmio, italiani guardinghi e un po’ meno formiche

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La propensione è scesa dal 90 all’88% in un anno. Si tagliano gli sprechi e si diffida degli investimenti: la normativa europea del Bail-in ha fatto crescere la preoccupazione

E’ un quadro interessante e molto preoccupante quello che dipinge l’ultimo sondaggio condotto da ACRI ed Ipsos su “Gli Italiani e il Risparmio”, presentato oggi in anteprima dal Presidente dell’Ipsos Nando Pagnoncelli nell’ambito della 92a Giornata mondiale del Risparmio.

In sostanza, l’italiano punta sempre molto sul risparmio ma la sua propensione alla preservazione di un “tesoretto” è scesa in un solo anno di ben due punti percentuali (dal 90 all’88% del 2015).
Nello stesso tempo è aumentato il suo scetticismo nei confronti degli investimenti, che tende a rifuggire per via delle poche tutele legali e degli scadenti controlli offerti a vantaggio dei risparmiatori.
La ciliegina sulla torta della disaffezione è poi arrivata con la norma europea sul Bail-in bancario, che ha allontanato ancora di più gli italiani dagli investimenti.
Ma che cosa significa esattamente risparmiare? Per il 63% degli italiani si tratta essenzialmente di tagliare gli sprechi e le spese superflue e solo per il 10% vuol dire guadagnare più di quanto si riesce a spendere.

Qualche numero citato dal sondaggio: la propensione al risparmio resta alta (88%) ma coloro che non si sentono tranquilli se non riescono a risparmiare si riducono a 37%. Quelli che ritengono sia bene fare dei risparmi senza troppe rinunce sono ora la maggioranza assoluta (51%), mentre crescono coloro che non amano fare la “formica” e preferiscono godersi la vita senza pensare a risparmiare (11%).
Tuttavia sono ancora molti quelli a risparmiare ci riescono: per il quarto anno consecutivo cresce del 3% la quota di italiani che affermano di essere riusciti a risparmiare negli ultimi dodici mesi, passando dal 37% del 2015 al 40%, che rappresenta il dato più alto dal 2003.
Chi consuma invece tutto il reddito scende al 34% dal 41%, ma tornano ad aumentare le famiglie in saldo negativo di risparmio, al 25% dal 22%.

Al capitolo investimenti si rileva una diffusa avversione al rischio che, in un panorama poco incline all’avventura, mostra la ricerca di cerca porti ritenuti tranquilli, come gli immobili (il 30%) e gli investimenti finanziari reputati più sicuri (il 30%). Solo l’8% predilige gli strumenti finanziari più rischiosi.
Dal sondaggio emerge dunque il ritratto di un risparmiatore che rifugge dal rischio, che discende dalla percezione che gli italiani hanno della tutela al risparmiatore: il 74% italiani si sente poco tutelato (parla di norme e controlli non efficaci). Inoltre, c’è sempre meno fiducia che la tutela del risparmiatore aumenti nei prossimi 5 anni (il 67% ritiene che il risparmiatore sarà meno tutelato).

La norma europea sul Bail-in, infine, ponendo a carico degli investitori-risparmiatori e correntisti il fallimento di una banca, ha toccato molto da vicino il risparmiatore ed ha fatto crescere il suo livello di preoccupazione. Il fatto è stato sottolineato dal vicepresidente dell’ACRI per il comparto Banche, Giuseppe Ghisolfi, presidente della piccola Cassa di Risparmio di Fossano.
Sul tema degli istituti di credito il Presidente dell’Ipsos, Nando Pagnoncelli, ha affermato che c’è stato un radicale cambiamento nelle aspettative e che oggi si mette al primo posto la solidità delle banche, laddove un tempo questo indicatore era in fondo alla classifica.