La “versione di Powell” davanti al Congresso

Larry Hatheway -

Nelle note a margine della testimonianza semestrale sullo stato dell’economia USA dinanzi al Congresso, Powell si sta attenendo al contenuto dei recenti meeting FOMC: nello specifico, la solidità che l’economia sta conservando (con un rimbalzo di metà anno), l’avvicinamento dell’inflazione alla soglia obiettivo della FED fissata al 2% e il tasso di piena occupazione raggiunto dall’economia a livello globale, un’economia che continua a creare posti di lavoro ad un tasso probabilmente in grado di assorbire la lentezza sul mercato del lavoro.

In breve, il tono rimane quello di una graduale normalizzazione della FED con il messaggio implicito di due ulteriori rialzi nel corso dell’anno (settembre e dicembre) e bene o male tre revisioni al rialzo nel corso dell’anno prossimo. Un messaggio di tal tipo non è ancora pienamente prezzato nella curva dei forward e, intuibilmente, nella parte lunga della curva del Treasury: di conseguenza, a parità di altre condizioni, le parole di Powell è probabile creino un livello minimo per i tassi di interesse.

In quella che sarà la sessione di domande e risposte (verosimilmente la parte più importante) il Congresso è probabile ponga a Powell domande su aspetti differenti della politica monetaria di Washington, come per esempio deregolamentazione del settore bancario, guerra commerciale ed espansione fiscale. Powell ha di recente avuto riconoscimenti per uno stile espositivo chiaro e trasparente, ma in queste aree è probabile si mantenga in territorio sicuro senza prendere posizione direttamente sul fronte politico. E’ pertanto probabile che analizzi il grado di influenza di tali fattori sui fondamentali che, a loro voltainfluenzano le scelte della FED.

Lo stimolo fiscale è chiaramente una significativa fonte di supporto per l’economia per l’anno in corso ed una ragione per l’indirizzo della FED in direzione di una progressiva normalizzazione. La deregulation, con l’obiettivo di accelerare la formazione del credito e l’attività sui mercati, avrebbe un impatto simile, se non minore o più difficile da misurare sul ciclo di business. Il protezionismo, d’altro canto, rappresenta per la FED (e anche per i mercati) forse il rischio maggiore per l’espansione, nella misura in cui un’ulteriore brusca escalation della tensione con Cina ed Europa (ad esempio relativamente al settore auto) potrebbero avere un impatto significativo, diretto e indiretto, sulla crescita (quest’ultimo attraverso uno scossone in termini di fiducia dei consumatori e di conseguenza un livello più basso di creazione di posti di lavoro e di capex). Nel complesso, tuttavia, è facile aspettarsi un Powell attento nella formulazione delle risposte su questi temi con il rispettivo impatto sull’economia, sull’inflazione e sull’indirizzo della politica monetaria.


Larry Hatheway – capo economista – GAM Investments