Operazioni di M&A: la performance globale peggiore degli ultimi dieci anni

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Secondo l’indagine di Willis Towers Watson gli acquirenti europei però ottengono risultati migliori rispetto a quelli di Asia o America

Nel secondo trimestre del 2018, il mercato globale dell’M&A ha registrato la peggior performance dal 2008, anno di inizio del Quarterly Deal Performance Monitor (QDPM).

A livello globale gli operatori hanno faticato a ottenere buoni risultati, con una performance media, negli ultimi tre mesi, inferiore del 6,1% a quella dell’indice MCSI.

Si tratta di un calo importante rispetto a quello dello 0,6% del primo trimestre e il peggiore registrato finora.

Secondo i risultati basati sulle fluttuazioni dei prezzi azionari, gli acquirenti europei hanno contrastato questo trend negativo a livello mondiale, registrando risultati trimestrali migliori dello 0,6% rispetto al periodo precedente, in parte influenzati dai notevoli risultati ottenuti dal Regno Unito. Anche la media europea dell’ultimo anno rimane forte se paragonata a quelle delle altre regioni nel mondo.

Gli acquirenti Nord Americani, hanno invece ottenuto, nell’ultimo trimestre, una performance significativamente inferiore rispetto a quella dell’indice MCSI (-6,2%). Asia e Pacifico continuano a presentare i peggiori risultati regionali per le operazioni di M&A, con una sottoperformance del 21,7% nel secondo trimestre.

Matteo Fiocchi, Practice Leader Executive Compensation & Strategic Rewards, ha dichiarato:

“A causa della volatilità dei mercati e delle incerte prospettive economiche globali, le performance degli acquirenti mondiali sono scese ai minimi storici. L’interesse per le operazioni di M&A resta però elevato e questi risultati deludenti devono spingere le aziende a riflettere, ora più che mai, su come svolgere un’operazione di M&A nel miglior modo possibile in modo da evitare valutazioni più elevate del dovuto o di esporsi a rischi”.

“In Europa, la situazione è stata leggermente migliore rispetto a quella del resto del mondo. La maggior parte delle operazioni svolte da società europee è avvenuta, finora, all’interno del continente, comprese alcune fusioni di alto profilo tra marchi europei importanti. Nel 2018 un terzo dei deal europei è stato interregionale, rispetto al 15% del resto del mondo, a dimostrazione di come il mercato del vecchio continente stia adottando un approccio internazionale”.

Matteo Fiocchi, Practice Leader Executive Compensation & Strategic Rewards, ha aggiunto:

“La situazione cui si è assistito fino ad ora dovrebbe continuare fin quando saranno presenti condizioni economiche stabili, bassi tassi d’interesse e un mercato del credito a supporto. Allo stesso tempo è difficile ignorare che le ultime due occasioni in cui l’attività di M&A ha raggiunto livelli simili sono state un anno prima del crollo finanziario del 2007 e immediatamente prima della bolla speculativa del 2000”.

“Nonostante l’ottimismo e la voglia di continuare a crescere tramite le operazioni di fusione e acquisizione, le scarse prestazioni ottenute negli ultimi tempi sono da monito per gli investitori che oramai hanno un ridotto margine di errore. Nel momento in cui l’attività di M&A raggiuge il suo picco, aumenta l’importanza della disciplina e di un’accurata due diligence, al fine di minimizzare i rischi evitando di pagarne le conseguenze”.

Dall’indagine internazionale, curata da Willis Towers Watson in collaborazione con Cass Business School, risulta che:

  • Operazioni di ogni tipo, comprese tra i 100 milioni e i 10 miliardi di dollari, hanno presentato risultati peggiori nell’indice globale MCSI.
  • Nell’arco di un anno, gli acquirenti hanno sottoperformato in media del 2,7%.
  • Le operazioni cross-border e cross-sector hanno sottoperformato l’indice di riferimento (rispettivamente del 3,2%, 5,4% e del 6,6%), con una netta inversione di tendenza rispetto al trimestre precedente.
  • I settori dei beni di prima necessità, della sanità e delle telecomunicazioni hanno ottenuto performance migliori rispetto agli indici di riferimento
  • I beni di consumo e servizi, energia, finanza, industria, materie prime e tecnologia hanno ottenuto performance inferiori rispetto agli indici di riferimento