BTP, Bund e i Reinvestimenti della BCE

Ufficio Studi - Marzotto Sim -

Nel corso dei prossimi quarters la BCE ridurrà gradualmente l’acquisto di obbligazioni e reinvestirà soltanto i titoli scaduti cedole incluse. Questa dinamica impatterà notevolmente sul mercato obbligazionario dei titoli di stato in quanto i governi europei vedranno svanire lentamente un supporto che oramai era dato per scontato e durava dal celebre Whatever it takes del 2012.

La conseguenza è che in mancanza di un supporto esogeno prezzi e rendimenti (ovvero il costo del debito di ciascun paese) saranno guidati quasi esclusivamente dal merito di credito che dipenderà sempre di più dalla politica fiscale ed industriale e sempre meno dalla politica monetaria della BCE. Per usare una metafora: si toglierà gradualmente l’ossigeno al paziente ritenendolo in grado di respirare con le proprie forze. Ma quanti paesi durante questi anni hanno posto in essere le riforme ed i correttivi necessari per riprendere la corsa in piena autonomia?

Tornando al programma di reinvestimenti, come detto nel prossimo anno lo stimolo della BCE continuerà ad essere in campo, ma in maniera piuttosto asimmetrica rispetto al passato. Infatti, durante il prossimo anno matureranno significativamente più obbligazioni tedesche che italiane, portando automaticamente l’ECB a reinvestire relativamente di più in Bund che BTP. Inoltre, a differenza di quella tedesca, la quota di sottoscrizione del capitale dell’Italia (calcolata in peso percentuale del rispettivo Stato membro nella popolazione totale e nel prodotto interno lordo dell’UE e aggiornata con cadenza quinquennale) dovrebbe essere rivista al ribasso, riducendo ulteriormente la percentuale di obbligazioni italiane acquistate dalla Banca Centrale. Secondo queste considerazioni, il Bund sembrerebbe essere in ottima posizione per outperformare il BTP durante il prossimo anno.

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Se si spostano però i riflettori sulle azioni di governo che abbiamo detto, saranno sempre più determinanti in futuro, è bene considerare che, nonostante siamo oramai lontani dalle mirabolanti dichiarazioni da campagna elettorale, il mercato sembra aver scontato una legge finanziaria molto negativa per le finanze italiane. Secondo le principali fonti giornalistiche, oggi la discussione sembra infatti essere concentrata su un deficit del 2.4% dall’1.6/1.9% dei giorni scorsi. Le elezioni europee previste per il 2019, ci inducono inoltre a pensare che la stessa Commissione Europea potrebbe avere un atteggiamento più indulgente del previsto nel caso di un rapporto Debito/PIL italiano più alto del previsto. Una posizione intransigente da parte del governo centrale europeo rafforzerebbe infatti ulteriormente le frange populiste che potrebbero conquistare anche a livello centrale consensi e seggi come sta avvenendo nei governi locali. Pertanto, qualora la manovra finanziaria dovesse da un lato consentire di realizzare parte delle promesse elettorali scongiurando il rischio di nuove elezioni, e dall’altro mantenersi all’interno dei paletti posti dall’Europa, i mercati potrebbero calmarsi, guidando lo spread al ribasso e compensando per la minore domanda di obbligazioni proveniente dalla BCE. In questo scenario, potremmo infatti assistere ad un overperformance dei titoli italiani sui titoli tedeschi, soprattutto nelle scadenze brevi.

Nel corso degli ultimi quarters infatti il segmento che si è mostrato più reattivo a questa dinamica è stato il 2 anni.

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Fatta eccezione per lo spike a 2,7% di rendimento post elettorale, il rendimento è sempre oscillato nel range 1.7% (massimo pessimismo), 0.52% (massimo ottimismo), riteniamo pertanto questa un’area di intervento anche in considerazione della breve maturity del titolo che consentirebbe di detenerlo fino a scadenza nel caso di un ulteriore allargamento.