Dollaro e petrolio in risalita

Peter Rosenstreich, Vincent-Frédéric Mivelaz -

La situazione, complessa, è la seguente. I mercati stanno osservando con aumentato nervosismo il movimento dei tassi americani: i rendimenti dei titoli decennali sono al 3,25%

(+80 punti base in un mese) e non sembrano mostrare segnali di debolezza; le cedole dei titoli a due anni invece sono inchiodate intorno al 2,87%, l’economia cresce al ritmo del 3,2-3,5% all’anno con nessun accenno di voler cambiare direzione mentre aumentate pressioni salariali aumentano le aspettative di una sorpresa sul lato dell’inflazione. E poi c’è la politica. Nonostante il nostro scenario base preveda che i Democratici riescano a prendere il controllo della Camera mentre i Repubblicani dovrebbero mantenere la maggioranza in Senato, non dimentichiamo che le sorprese elettorali sono sempre dietro l’angolo e in questo momento stanno portando un po’ di volatilità sul mercato. A supporto del Dollaro, sono le probabilità di un accordo sul trattato NAFTA, che potrebbe quindi marcare un vero e proprio punto di svolta nella battaglia di Trump alla globalizzazione. Qualora il 2019 dovesse rivelare una linea di politica commerciale più accomodante, infatti, potremmo assistere ad una rapida risalita della propensione al rischio. In un contesto di tassi Usa in salita e di allargamento del differenziale con i titoli giapponesi, rimaniamo assolutamente costruttivi in una prospettiva di ritorno del cambio USDJPY a 114.

Sul fronte petrolifero, con l’avvicinarsi delle sanzioni americane contro l’Iran, le esportazioni dalla Repubblica islamica stanno rallentando: la produzione è diminuita del 45% da maggio quando il Presidente Trump ha di fatto sconfessato l’accordo sul nucleare raggiunto nel 2015. E nemmeno la dichiarazione dell’Arabia Saudita, che si è detta pronta ad aumentare le proprie lavorazioni per compensare il calo iraniano, possono considerarsi attendibili. Oltre a ciò, si aggiunga che la tempesta tropicale Gordon ha già interrotto circa il 9% della produzione di petrolio nel Golfo del Messico per due giorni e che la medesima regione si aspetta di chiudere il 19% delle proprie strutture prima dell’arrivo dell’uragano Michael (infrastrutture per l’estrazione del gas incluse), contribuendo così a spingere verso l’alto le quotazioni. Sia il Brent che il WTI stanno trattando ai massimi degli ultimi quattro anni e continueranno a salire.


Peter Rosenstreich – Head of Market Strategy – Swissquote
Vincent Mivelaz – analista – Swissquote