La ricchezza delle famiglie nel confronto internazionale

Roberto Carli -

La ricchezza delle famiglie italiane viene considerata dai diversi Governi che si succedono nel nostro Paese come una “dote”, una sorta di garanzia rispetto alle dimensioni del debito pubblico.

In questa prospettiva è molto interessante un Occasional Paper appena pubblicato dalla Banca d’Italia che analizza l’evoluzione della ricchezza delle famiglie in una prospettiva di lungo periodo, confrontando i cambiamenti del portafoglio finanziario e delle attività non finanziarie in Italia con le dinamiche di altre economie avanzate.

Quali sono le principali evidenze ? Negli ultimi 40 anni il rapporto tra ricchezza e reddito disponibile delle famiglie è aumentato nella gran parte dei Paesi avanzati. La crisi finanziaria globale e la “Grande recessione” hanno temporaneamente interrotto la lunga fase di crescita.

Successivamente, la ricchezza è tornata a crescere nella gran parte dei paesi ma con andamenti differenziati, dipendenti dall’intensità delle crisi nazionali e dalle caratteristiche dei sistemi finanziari e delle economie reali. La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, detenuta sotto forma di depositi, titoli, azioni quotate e non quotate, fondi comuni, strumenti assicurativi e pensionistici privati , è pari a circa 4.400 miliardi di euro; le attività reali, in gran parte immobili, sono 6.300 miliardi; le passività superano i 900 miliardi.

In termini evolutivi nel 1950 la ricchezza degli italiani era rappresentata in gran parte dalle attività reali, che erano oltre sei volte il reddito disponibile In una economia ancora agricola, il valore delle attività finanziarie era addirittura inferiore a quello del reddito disponibile. Successivamente, con la finanziarizzazione dell’economia, tipica di tutti i paesi avanzati, le attività finanziarie sono cresciute quasi senza soluzione di continuità, al netto di piccoli episodi di crisi.

Si possono ricordare gli effetti negativi sui valori azionari derivanti dalla nazionalizzazione dell’energia elettrica e la fondazione dell’Enel nel 1962 e dalle difficoltà della Borsa nella seconda metà degli anni Settanta e nel 1987.

Il peso della ricchezza reale è crollato fino alla metà degli anni Sessanta, scendendo intorno a tre volte il reddito disponibile, soprattutto a causa della stasi dei prezzi delle abitazioni che si registrò in quel periodo a fronte di una crescita dei redditi nominali nell’ordine del 10 cento medio annuo. I prezzi delle abitazioni sono tornati a crescere dagli anni Settanta.

La ricchezza reale si è mantenuta in media intorno a 3-3,5 volte il reddito disponibile fino alla fine degli anni Novanta del Novecento. La ricchezza reale è sempre stata superiore alla ricchezza finanziaria, salvo che nella seconda parte degli anni Novanta del Novecento, contraddistinti dal boom di Borsa della “new economy”. Dai primi anni Duemila i due aggregati hanno avuto andamenti diversi.

Le attività finanziarie sono cresciute fino al 2006: la crisi finanziaria globale e quella dei debiti sovrani hanno interrotto la loro crescita e la ripresa dopo il 2011 non le ha ancora riportate ai valori pre-crisi del 2006. Al contrario il rapporto tra ricchezza reale e reddito disponibile è cresciuto fino al 2012, per poi diminuire per effetto della discesa dei prezzi delle case.

Negli anni Cinquanta le passività delle famiglie italiane erano una frazione trascurabile del reddito disponibile. Sono poi salite, toccando quasi il 40 per cento del reddito disponibile nel 1995 e collocandosi intorno all’80 per cento alla fine del 2017.

Riassumendo, alla fine del 2017 si stima che la ricchezza reale lorda era 5,5 volte il reddito disponibile, con le abitazioni che contavano per 4,6 volte. La ricchezza finanziaria era 3,8 volte il reddito disponibile. La ricchezza totale lorda delle famiglie era quindi circa 9,3 volte il reddito disponibile e la ricchezza totale netta 8,5 volte.

Andando ad un profilo comparativo anche in Francia e Spagna la ricchezza reale delle famiglie è prevalente rispetto a quella finanziaria, mentre il contrario si osserva negli Stati Uniti e in Germania. In Italia, le attività finanziarie sono, in rapporto al reddito disponibile, in linea con la Francia, più alte che in Spagna e Germania, inferiori rispetto a Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e Canada.

Nella gran parte dei paesi, ad eccezione di Germania e Giappone, dal 1995 a oggi le variazioni delle attività finanziarie sono derivate in maggior misura da variazioni dei prezzi degli strumenti – guadagni o perdite in conto capitale – piuttosto che da flussi di risparmio. Negli ultimi venti anni il portafoglio finanziario delle famiglie italiane è diventato più simile a quello medio dei paesi avanzati. Nel confronto con gli altri paesi, il debito delle famiglie italiane rimane il più basso.