Quale futuro per i mercati emergenti?

Capital Group -

I mercati emergenti hanno vissuto un momento difficile, con il benchmark MSCI Emerging Markets che ha perso il 16% circa dopo avere toccato il massimo biennale il 26 gennaio. La flessione non giunge inaspettata, visto che nei due anni compresi tra gennaio 2016 e gennaio 2018 l’indice aveva archiviato un sostanzioso guadagno nell’ordine del 93%.

L’incertezza politica e le turbolenze economiche in Brasile, Turchia e Argentina, che sono grandi debitori sui mercati finanziari internazionali, hanno talvolta provocato fasi ribassiste. Resta invece positiva la redditività aziendale, soprattutto per quanto riguarda le società della nuova economia nel settore della  tecnologia e dei beni di consumo discrezionali. Ciononostante, è probabile che la volatilità permanga fintanto che i mercati ricercano un nuovo equilibrio.

Mercati emergenti: vecchi e nuovi

Pur trattando l’asset class da un punto di vista generale, è comunque bene ricordare che i mercati emergenti sono un insieme di paesi molto diversi tra loro, in fasi differenti dello sviluppo economico e con una stabilità politica eterogenea. A nostro avviso, l’universo emergente è contraddistinto da una duplice  realtà: una più legata all’innovazione e alla stabilità economica, l’altra più soggetta a oscillazioni cicliche  provocate dall’andamento delle materie prime e dall’incertezza politica.

L’equilibrio di potere si è spostato verso le società asiatiche del comparto tecnologico e dei beni di  consumo discrezionali, alcune delle quali sono ormai tra i costituenti di maggiori dimensioni dell’indice  MSCI EM. Le società quotate nella Cina continentale, le cosiddette A-share, …

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