L’incertezza domina il flipper dei mercati

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In questo contesto dall’esito incerto, lasciamoci alle spalle tutti i discorsi su value, growth e momentum e diamo il benvenuto a uno stile di investimento nuovo di zecca: lo stile flipper. I mercati hanno fatto schizzare i vari tweet nella direzione che ogni volta pareva più logica. L’accordo commerciale si fa, i mercati azionari guadagnano e i titoli più rischiosi sovraperformano; l’accordo commerciale non si fa, i mercati azionari perdono e si diventa più difensivi.

È così che si sta comportando il mercato dall’inizio di settembre, quando è stata annunciata la ripresa delle trattative per un accordo commerciale. Da allora, l’azionario USA ha sottoperformato rispetto al Giappone, ai mercati emergenti e all’Europa, e lo stile value è riapparso su tutti i mercati. Ovviamente la sovraperformance del value è stata più netta a settembre, ma è comunque proseguita anche nel mese di ottobre. Negli USA l’inversione tra value e momentum si è rivelata particolarmente drammatica a settembre, il che è imputabile al fatto che la correlazione tra value e momentum è ai minimi storici da quasi 30 anni, con il value assolutamente ipervenduto.

Fuori dai confini USA, non ha convinto la sovraperformance né del value né dei mercati azionari. Ciò non stupisce, visto che la crescita globale e gli utili continuano a deteriorarsi e la loro revisioni in peggioramento in tutte le regioni principali. Pertanto, affinché il value e l’azionario registrino sovraperformance più convincenti fuori dai confini USA, devono migliorare i dati macroeconomici o almeno dovrebbero giungere notizie positive sul fronte commerciale che ne rendano più probabile il miglioramento.

Tuttavia, in questa evidente e folle alternanza, gli ultimi movimenti del mercato ci mostrano una cosa: gli investitori sono pronti al cambiamento. Hanno solo bisogno di qualcosa che lo provochi. È probabile che la fase 2 dell’accordo commerciale stimoli ulteriormente i mercati emergenti e il Giappone e, se la Brexit non finirà nel caos, lo stesso dovrebbe valere per l’Europa. L’azionario USA dovrebbe sottoperformare e – all’interno dei vari mercati – i titoli più rischiosi come i value e i ciclici tornerebbero favoriti.

Di sicuro, nessuna risoluzione o significativa battuta d’arresto dei negoziati USA-Cina (come la ripresa dei dazi originariamente previsti) riporterebbe a un’avversione al rischio, con i mercati azionari globali in sottoperformance rispetto alle altre classi di asset e, tra gli azionari, è probabile che siano il mercato USA e i titoli più difensivi a prevalere.

Questo esito incerto si riflette nel nostro outlook a cinque fattori, che al momento sono neutrali per i mercati azionari sia sviluppati che emergenti. La neutralità delle conclusioni indica che il flipper potrebbe far schizzare la prossima serie di tweet e il prossimo flusso di notizie in qualsiasi direzione. Eppure, anche se l’esito delle notizie è al 50 e 50, il rapporto rischio-rendimento è asimmetrico. Fuori dai confini USA, i mercati hanno già scontato molte di queste incertezze e la (mancata) crescita degli utili oggi è a un livello che non giustifica una così grande disparità di valutazioni.

È chiaro che la domanda successiva a cui dare risposta è: il sentiment di propensione al rischio innescato dalle buone notizie sul fronte commerciale è destinato a durare? Tutto dipenderà dalla velocità con cui il contesto macroeconomico globale e, di conseguenza, gli utili societari, riusciranno a riprendersi. Con la conferma del sostegno da parte delle principali banche centrali e con il governo cinese che continua a stimolare gradualmente l’economia interna, dobbiamo solo sperare che il momentum positivo del mercato duri abbastanza a lungo da dare alle aziende il tempo necessario a riprendere i propri piani di spesa.

A questo punto, non sappiamo se ci sarà un accordo commerciale a breve. Ma possiamo dire che il flipper non vede l’ora di scegliere la direzione verso cui rilanciare. È ovvio che in questo momento un accordo commerciale non risolve quelle che, probabilmente, saranno le tensioni strategiche di lungo termine tra USA e Cina. Tensioni che sono destinate a perdurare anche nel prossimo futuro, visto che la concorrenza tra i due paesi e la sicurezza delle tecnologie sono temi di lungo periodo.

Eppure è difficile individuare adesso misure che potrebbero avere lo stesso effetto paralizzante sulla crescita globale di dazi fino al 25% su oltre 650 miliardi di dollari nel commercio bilaterale USA-Cina. Chissà in quale direzione le palette e i bumper del nostro flipper porteranno i mercati azionari. Una cosa è certa, se li rilanciano verso risultati positivi, le dinamiche del mercato sono pronte a rivoluzionare le regole del gioco.