Tre società che hanno cambiato rotta per reagire alla disruption

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La rivoluzione tecnologica sta diventando una realtà sempre più impegnativa per molte società ‘incumbent’ – vale a dire aziende ben affermate e con una posizione dominante di mercato, ora messa in discussione da nuovi arrivati. Netflix e altri servizi di contenuti in streaming hanno messo in crisi la TV via cavo, Amazon e altri rivenditori online hanno sfidato i commercianti con punti vendita fisici, mentre Tesla ha spinto le case automobilistiche verso l’innovazione con i suoi veicoli elettrici e la promessa di auto a guida autonoma.

Adesso però alcune società tradizionali si sono rese conto di come sta evolvendo la situazione e cominciano a reagire con decisione. Le iniziative volte a contrastare gli effetti della disruption sono tante e ampiamente diversificate. Gli analisti di T. Rowe Price hanno identificato tre casi esemplari di società incumbent in settori interessati dalla disruption che hanno cambiato strategia per contrastare questo fenomeno.

1. Disney passa al modello ‘direct-to-consumer’
Paul Greene, gestore del fondo T. Rowe Price Communications & Technology, T. Rowe Price

Le trasmissioni TV tradizionali e via cavo stanno morendo, trascinando con sé i modelli di business della Disney e degli altri creatori di contenuti cinematografici e serie televisive.

L’audience è in calo in tutte le fasce di età, salvo quella degli ultra 65enni: secondo i dati Nielsen, i telespettatori di età compresa fra 12 e 24 anni sono diminuiti di oltre il 60%. Insieme all’audience si riducono anche i ricavi: il fenomeno del ‘cord cutting’, vale a dire la migrazione degli spettatori televisivi dai canali tradizionali a pagamento verso servizi via internet, implica una contrazione delle entrate da abbonamenti via cavo per i creatori di contenuti.

A scombinare il sistema di distribuzione tradizionale è stata in primo luogo Netflix, che con la sua offerta ha dimostrato a tutti che il futuro della TV è il ‘direct-to-consumer’.

In risposta, Disney ha preso la decisione drastica di ritirare i propri contenuti dai distributori e lanciare Disney+, un servizio online proprio di tipo ‘direct-to-consumer’, ossia senza intermediari. Inoltre, offrirà anche un pacchetto separato che comprende Hulu (di cui è azionista di maggioranza) e il canale spin-off ESPN+ nato dalla controllata ESPN.

D’ora in poi, franchise come Star Wars e Marvel, così come i film Pixar e altri film Disney, che insieme hanno generato circa la metà delle entrate al botteghino statunitense l’estate scorsa, dopo l’uscita al cinema andranno direttamente su Disney+, saltando i canali premium via cavo e le vendite in DVD.
Offrendo un numero limitato di film di successo ogni anno, Disney+ sarà più orientata ai contenuti-evento e dovrebbe funzionare bene accanto alla vasta selezione offerta da Netflix.

Molti altri creatori di contenuti stanno prendendo misure simili, ma sono in pochi – eccetto forse Amazon – ad avere il marchio e le risorse per competere con Netflix nel campo dell’intrattenimento generalista.

2. Walmart guadagna con il ‘click and collect’
Jason Nogueira, gestore del fondo T. Rowe Price Global Consumer, T. Rowe Price

Ogni giorno emergono nuovi segnali della ’apocalisse del retail’, con i negozi fisici tradizionali decimati dalla crescita esponenziale di Amazon. Tuttavia, Walmart, a lungo in posizione dominante dopo essere stata a sua volta una società disruptive, è passata al contrattacco sviluppando rapidamente i propri canali online.

Questo processo di transizione è iniziato con l’acquisto di due società di vendite online, Jet e l’indiana Flipkart, e l’investimento di somme ingenti per potenziare le risorse digitali. Oggi è evidente che Walmart può trionfare, almeno in alcuni segmenti, come quello dei generi alimentari.

Finora la chiave del successo di Walmart in questo campo è stato il servizio ‘click and collect’ gratuito, che consente ai clienti di ordinare le provviste online e ritirarle a un orario concordato, con consegna dell’ordine fino all’auto.

Si tratta ancora di una soluzione ibrida: il punto di arrivo sarà la consegna a domicilio gratuita della spesa entro poche ore dall’ordine. Resta da vedere solo chi ci arriverà per primo: su questo fronte, infatti, la concorrenza non manca.

3. Il futuro elettrico di General Motors è ora
Joel Grant, Investment Analyst, Industrials & Business Services Sector, T. Rowe Price

Le automobili del futuro saranno elettriche, a guida autonoma e forse disponibili a richiesta, anziché di proprietà, ma nessuno sa quando ci si arriverà. Tesla sta avanzando a grandi passi, spingendo General Motors (GM), con i suoi oltre 110 anni di età, ad affrontare una transizione storica molto più rapidamente del previsto.

GM ha deciso che nei prossimi 10-15 anni tutto ruoterà intorno alle auto elettriche.

Dopo più di un secolo di motori a combustione, questo cambiamento profondo significa che anche tutti i componenti delle auto, salvo il telaio e gli interni, saranno diversi.

Oltre che sulla propulsione elettrica, GM si è lanciata anche nello sviluppo delle auto a guida autonoma, rilevando una startup ora ridenominata GM Cruise LLC. Nel frattempo, GM ha installato una nuova funzione di pilota automatico su alcuni modelli Cadillac, simile a quella di Tesla.

Come nel caso di Disney e Walmart, GM non è la sola a reagire alla cosiddetta disruption: anche Volkswagen e Daimler, per esempio, stanno lanciando veicoli elettrici. C’è ancora un certo scetticismo sulla redditività di questi modelli, quindi nei prossimi due o tre anni bisognerà vedere se i profitti su camion e SUV basteranno a sostenere il passaggio dei produttori ai veicoli elettrici.