Commento alle elezioni regionali di Emilia-Romagna e Calabria

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Le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria hanno fornito agli investitori spunti interessanti. In Calabria abbiamo assistito alla vittoria di Santelli secondo le previsioni. In Emilia-Romagna, dopo un’elezione combattuta come mai era accaduto da quando esistono le regioni, il governatore Bonaccini, di centrosinistra, è riuscito a farsi rieleggere in quello che appare largamente un successo personale. In entrambe le regioni il Partito Democratico è il primo partito. Questo esito, oggettivamente, non era scontato. La Lega, trainata da un grande impegno personale di Salvini soprattutto in Emilia-Romagna, ha raggiunto un elevato livello di consensi, ma non è riuscita a sfondare. Le implicazioni per il governo nazionale e per l’esecutivo Conte appaiono tendenzialmente positive: probabilmente riuscirà ad estendere un po’ il suo orizzonte, ma il successo relativo del PD, verosimilmente aiutato dal movimento delle Sardine, e il contestuale crollo nei consensi del M5S sono tendenzialmente destinati a far aumentare la conflittualità interna alla maggioranza.

Dal punto di vista dei mercati finanziari, la mia opinione è che vi siano buone possibilità che molti investitori continuino a giudicare favorevolmente l’esito elettorale come nella reazione immediata, con un’istantanea consistente riduzione dello spread e dei rendimenti sui nostri titoli di Stato, relativamente alti in ottica europea, di oltre 15 punti base. Ciò tendenzialmente può avvenire perché il PD è tradizionalmente considerato una forza politica fiscalmente responsabile nel contesto attuale e – a differenza della Lega – meno conflittuale nei confronti dell’Europa. Ma la reazione positiva va pur sempre inquadrata in un orizzonte di breve-medio termine, per due motivi. Il primo è che nel corso dell’anno avremo altre elezioni in regioni importanti, Toscana, Liguria, Campania, Marche, dove il PD ha una forte tradizione di radicamento (anche se oggi la Liguria è guidata dal centrodestra con Giovanni Toti), e in Veneto, a trazione centrodestra. Nelle prime quattro regioni, e in particolare in Toscana, un eventuale indebolimento significativo del centrosinistra – anche se dovesse alla fine governare la regione – potrebbe alimentare dubbi sulla reale forza del PD. Il secondo è che, per quanto riguarda i Cinque Stelle, è già successo in passato che il loro consenso calasse vistosamente per poi recuperare in occasione delle elezioni nazionali, quando il movimento è riuscito a richiamare a raccolta la sua base elettorale, piuttosto diversificata.

La situazione rimane a mio parere ancora fluida e credo che, in un orizzonte temporale di medio-lungo termine, lo scenario politico in Italia rimanga ancora piuttosto instabile. Le questioni strutturali che riguardano la politica e l’economia restano infatti tutte sul tavolo da risolvere, anche se queste consultazioni regionali hanno evidenziato come non sia una conclusione scontata che, al di là del consenso politico crescente e della grande attenzione mediatica che è riuscita a catalizzare, la strategia attuale della lega di Salvini possa condurre al governo del Paese.