La sustainable blue economy potrebbe essere uno dei temi chiave del prossimo decennio

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Il dipartimento di Impact Advisory and Finance di Credit Suisse e Responsible Investor hanno pubblicato i risultati di un’ampia indagine a livello globale circa la conoscenza degli investitori istituzionali sulla blue economy e sugli investimenti legati agli oceani. Ne emerge, un interesse elevato per la sustainable blue economy – oltre un terzo delle persone intervistate la considera uno dei temi più importanti del prossimo decennio – l’expertise è limitata.

L’indagine evidenzia che mentre ci sono già delle opportunità early stage, investimenti impact e a reddito fisso, con opportunità quotate e in infrastrutture, le principali barriere continuano ad essere la carenza di opportunità “investment grade” insieme ad una expertise interna ancora scarsa e poche proposte di investimento offerte agli investitori.

C’è quindi l’urgenza di potenziare i presupposti necessari. La blue economy sostenibile potrebbe diffondersi con la creazione di progetti sostenibili con track record, con la promozione di partnership pubblico-privato (PPP) e con investimenti gestiti con approcci finanziari innovativi, come la blended finance, per ridurre il rischio.

Marisa Drew, CEO del dipartimento Impact Advisory and Finance di Credit Suisse, nel commentare l’indagine ha dichiarato:

“Oltre ad assorbire la maggior parte dell’anidride carbonica del pianeta, i nostri oceani sono una fonte rilevante di sostentamento economico per miliardi di persone. Con un valore economico stimato di oltre USD 24 trilioni 1, gli oceani sono la settima economia mondiale in termini di PIL. Paradossalmente, nonostante il forte e crescente interesse degli investitori circa le opportunità di investimento correlate agli oceani, questi ecosistemi rappresentano oggi uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) ONU cui sono destinati meno investimenti, specie da parte dei privati. Ci attendiamo che questo tema d’investimento aumenti di importanza tra gli investitori nei prossimi anni”.

Dennis Fritsch, ricercatore, Responsible Investor, ha commentato:

“La transizione dall’attuale gestione distruttiva e di breve termine del patrimonio marino verso una blue economy più sicura sotto il profilo climatico e più sostenibile offre un’opportunità di investimento interessante e sostenibile. Il pubblico e i governi stanno reagendo alle condizioni disastrose degli oceani; si sa invece poco circa la conoscenza degli investitori sull’impatto dei loro investimenti sull’ambiente marino e quindi sulle eventuali ripercussioni sulla performance e sul valore del loro portafoglio. Abbiamo quindi voluto verificare se ci fosse la disponibilità di capitali privati verso una gestione sostenibile degli oceani. E, in caso negativo, cosa sia necessario cambiare”.

Le evidenzie emerse derivano da un’ampia platea di rispondenti qualificati di 328 persone interpellate in 34 Paesi, di cui il 53% in Europa, il 59% asset manager e per il 41% detentori di asset. La maggior parte degli intervistati sono investitori in azionario, reddito fisso e multi asset con AuM superiori ai EUR 50 mliardi.

Principali evidenze:

  • Nove intervistati su dieci sono interessati a investimenti legati alla sustainable blue economy, quasi la metà (48%) ha dichiarato un interesse “elevato”.
  • Tre intervistati su quattro non hanno valutato l’impatto del loro portafoglio sugli oceani, e il 21% è del tutto ignaro dell’esposizione e dei rischi per gli oceani in un contesto d’investimento.
  • Circa un terzo degli investitori con asset al momento non considera affatto la sustainable blue economy, evidenziando la necessità di informare meglio gli investitori sull’importanza di garantire la salute e la preservazione degli oceani.
  • I settori che sembrano presentare le migliori opportunità d’investimento sono: mitigazione del cambiamento climatico e adattamento, la lotta ai rifiuti plastici e ad altre forme di inquinamento, e il sostegno a forme sostenibili di pesca e acquacoltura.