Gli investitori non sono immuni alla resistenza antimicrobica

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Il crescente livello di interesse degli investitori per la resistenza antimicrobica e un maggiore riconoscimento su quanto sia necessario generare più consapevolezza su questo reale problema sono elementi molto incoraggianti. Sebbene la resistenza antimicrobica sia una sfida importante, esistono chiari percorsi per ridurne lo sviluppo e la diffusione e, secondo la nostra esperienza, l’impegno degli investitori può essere una potente forza per un cambiamento positivo.

La resistenza antimicrobica è un fenomeno naturale in cui i microrganismi sviluppano una resistenza agli agenti antimicrobici. Tuttavia, essa viene accelerata da una cattiva gestione degli antibiotici nella sanità e nell’agricoltura: gli organismi patogeni resistenti agli antimicrobici possono diffondersi tra le persone e gli animali e da persona a persona. Di conseguenza, un numero crescente di comuni infezioni batteriche – comprese le infezioni delle vie urinarie, la gonorrea, la tubercolosi e la polmonite – stanno diventando sempre più difficili da curare.

L’incremento dell’immunità agli antibiotici potrebbe portare il numero di decessi per infezioni resistenti ai farmaci da circa 700.000 a 10 milioni entro il 2050, riducendo potenzialmente il PIL globale del 2-3,5%1. Inoltre, operazioni di routine, come gli interventi di protesi dell’anca, potrebbero diventare procedure ad alto rischio. In breve, la resistenza antimicrobica rappresenta un rischio importante per la salute pubblica e per l’economia globale.

Sosteniamo l’approccio “One Health” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: le parti interessate alla salute umana, animale, alimentare e ambientale devono agire collettivamente. Il nostro impegno in questo ambito ha quindi un approccio intersettoriale, che comprende i produttori e gli acquirenti del settore alimentare e le aziende farmaceutiche che perseguono la ricerca e lo sviluppo degli antimicrobici.

Sulla base della ricerca FAIRR sull’uso degli antibiotici nelle catene di approvvigionamento globali nel settore delle proteine, ci siamo inizialmente concentrati sul coinvolgimento dei produttori e degli acquirenti di alimenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l’80% di tutti gli antibiotici venduti sono impiegati con animali destinati alla produzione alimentare e riteniamo che gli investitori abbiano un ruolo chiave da svolgere nel sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi associati all’uso sistematico degli antibiotici nell’allevamento – dal dettagliante fino all’ultimo anello della catena di approvvigionamento – oltre a  comunicare le migliori pratiche per la gestione degli antimicrobici.

Riconosciamo che i produttori e gli acquirenti si trovino di fronte a notevoli sfide nell’affrontare la resistenza antimicrobica, anche perché l’intensificazione della produzione zootecnica ha portato a una maggiore dipendenza dagli antimicrobici.

Impegno con le società farmaceutiche

Le sfide che le case farmaceutiche si sforzano di superare non sono meno importanti e le barriere economiche, normative e scientifiche ostacolano la scoperta e lo sviluppo di nuovi antibiotici. Facendo leva sulla ricerca di Access to Medicine Foundation per il suo AMR Benchmark, il nostro impegno al fianco delle società farmaceutiche è focalizzato su:

Ricerca & sviluppo

  • Sfide economiche

Produzione

  • Gestione del rischio ambientale per ridurre al minimo il rischio dato da scarichi di produzione di antibiotici che contaminano le fonti idriche locali.
  • Trasparenza delle politiche e delle procedure di gestione del rischio ambientale
  • Buone pratiche di fabbricazione, per garantire una produzione di antibiotici di alta qualità

Appropriata gestione del prodotto

  • Programmi formativi
  • Adattamenti dell’opuscolo e/o della confezione
  • Monitoraggio della resistenza antibiotica

Progressi inziali

La maggior parte delle 38 società che sono state contattate è stata molto ricettiva: abbiamo avuto approfonditi contatti con aziende con sede in Nord America, Europa e Giappone, incluse importanti società internazionali come GlaxoSmithKline e McDonald’s.

In base alla nostra esperienza, le società sono ben informate sui rischi associati all’uso eccessivo di antibiotici ed è ormai raro che le aziende alimentari e farmaceutiche non abbiano una politica antibiotica (o equivalente). Questo cambiamento si riflette nel progetto della FAIRR sul settore della ristorazione: il numero di aziende con una politica antibiotica pubblica è passato da 1 nel 2016 a 17 nel 2019. Tuttavia, pochissime aziende alimentari si sono impegnate a gradualmente giungere all’abolizione completa dell’abituale ricorso agli antibiotici e la mancanza di trasparenza è molto diffusa.

Al contrario, la trasparenza delle case farmaceutiche sulle questioni relative alla resistenza antimicrobica è relativamente buona, e nel dialogo con noi sono state aperte su come i nuovi modelli economici potrebbero stimolare lo sviluppo degli antibiotici. La collaborazione sulla gestione del rischio ambientale è aumentata, grazie all’avvio della piattaforma di condivisione degli audit di Pharmaceutical Supply Chain Initiative (PSCI), sulla quale gli audit dei fornitori possono essere visionati dai membri PSCI. Anche AMR Industry Alliance sta avendo un impatto importante, anche con la pubblicazione di linee guida dettagliate su come gestire il rischio di contaminazione derivante dai rifiuti dei processi di produzione degli antibiotici.

I prossimi passi

Partiremo dal dialogo con le società, ampliando la portata del nostro progetto per includere le società zoosanitarie, continueremo ad analizzare le migliori pratiche e incoraggeremo a intraprendere un maggior impegno nell’affrontare il tema della resistenza antimicrobica.