La BCE torna sui suoi passi, ampio impegno contro il COVID-19

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l Pandemic Emergency Purchase Programme (“PEPP”) della BCE rappresenta due passi avanti nella reazione di politica monetaria europea: uno quantitativo, visto che la cifra annunciata da qui a fine anno corrisponde, per ora, al 6% del Pil dell’eurozona; un altro qualitativo, essendo uno strumento molto flessibile, che di fatto elimina alcune restrizioni precedenti. Finché il COVID-19 minaccerà la trasmissione regolare della politica monetaria – il che costituisce uno scudo importante da questioni regolamentari e legali che sicuramente emergeranno – la BCE ha ampia discrezione nella scelta degli asset da comprare e può aumentarne le quantità se lo ritiene necessario. Inoltre, annunciando questo programma, la BCE ha essenzialmente comunicato che l’istituzione è disposta a rinunciare ai limiti autoimposti per l’acquisto di titoli sovrani che, vista la quota più alta di acquisti mensile, sarebbero diventati una gabbia prima della fine del PEPP.

Ci aspettiamo che i paesi periferici – Grecia compresa – possano trarre beneficio da questo programma, come il restringersi degli spread già sembra dimostrare. Ma il vero valore di questo programma sta nel fatto che rappresenta un impegno di fondo a supportare i responsabili delle politiche fiscali nella lotta contro una minaccia al meccanismo di trasmissione monetaria, a livello nazionale ma anche sovranazionale se il dibattito su un bond europeo riprenderà. In altre parole,  si è fatto un parziale dietrofront dallo sfortunato commento di Christine Lagarde sull’allargamento degli spread: finché gli spread si allargheranno a causa del COVID-19, la BCE verrà in aiuto.