Giappone, la riscoperta delle storie meno conosciute

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Come ogni economia, il Giappone sarà colpito dalla dislocazione tra domanda e offerta a seguito del virus. Il prezzo del titolo di Disneyland Tokyo (Oriental Land Corporation) potrebbe essere un esempio in questo senso: sta battendo il mercato da settimane, arrivando a registrare un +6% il 17 marzo, giornata in cui l’S&P è sceso del 12%, in previsione di un balzo della domanda alla riapertura del parco.

Guardando oltre, le particolarità del Giappone tornano di nuovo alla ribalta. Mentre il mondo continua a innalzare barriere commerciali e a costruire muri, il Giappone nel 2020 sta facendo il contrario. L’anno scorso ha firmato patti commerciali con l’UE e le nazioni del Pacifico, e quest’anno ha reciprocamente negoziato esenzioni tariffarie su oltre la metà del suo volume di esportazioni.

Il Giappone ha quasi raddoppiato l’immigrazione di manodopera qualificata, e allo stesso tempo sfrutta la sua più grande risorsa inutilizzata: le lavoratrici donne. La crescita degli utili aziendali del Paese rimane elevata a confronto con quella globale, grazie alle importanti riforme in tema di efficienza, soprattutto per le piccole imprese – la spina dorsale dell’economia.

Il termine “Giapponesizzazione” è solitamente usato in un’accezione negativa per indicare un contesto di stagnazione; ma il Giappone stesso si sta “de-giapponificando”.

A nostro avviso, una delle sfide per gli investitori è riconoscere la portata di questi cambiamenti, superando il preconcetto secondo cui gli unici titoli giapponesi che vale la pena acquistare sono quelli apparentemente a buon mercato e andando a individuare quelle realtà che non fanno parte della “vecchia economia” e che beneficeranno di questo nuovo capitolo.

Con l’aumento dell’impegno degli investitori istituzionali giapponesi nei confronti del proprio mercato interno, i prezzi delle azioni giapponesi hanno iniziato a riflettere la crescita, la disciplina del capitale e il coinvolgimento degli azionisti in modo razionale e coerente; e la correlazione tra il prezzo delle azioni e gli utili è diventata più stretta.

Ci sono due temi di crescita sostenibile che catturano il tema della “de-giapponesizzazione” del Giappone. In primo luogo, c’è il tema dell’Asia, in cui si investe attraverso le aziende giapponesi i cui utili sono esposti in gran parte alla crescita dell’industria, della sanità o dei consumi in Asia.

In secondo luogo, c’è il “Giappone che cambia”, i cui beneficiari sono le aziende che beneficiano della trasformazione sociale e normativa.

Vi è un vasto numero di società domiciliate in Giappone e quotate sulla borsa di questo paese che guardano all’Asia come mercato, tra cui Daikin, lo specialista di aria condizionata.

Suzuki è un altro esempio di società che trae la maggior parte dei suoi utili da Maruti, la casa automobilistica dominante in India. Queste azioni sono liquide, hanno una lunga storia di quotazione e una forte attenzione alla governance.

Esempi recenti di “cambiamento del Giappone” sono Workman, un fornitore di abbigliamento outdoor di qualità a prezzi accessibili che sfida i marchi storici, e Kobe Bussan, un operatore di supermercati in stile “Costco” che sta aumentato la sua quota di mercato in questo settore frammentato.

L’anno scorso, ci sono stati altri protagonisti di questo cambiamento, come la società di servizi multi-pagamento GMO Payment Gateway e l’applicazione software e di messaggistica LINE, infatti entrambi hanno beneficiato della crescita delle transazioni senza contanti. 2

Sul fronte politico, non riteniamo che l’avvicinarsi della fine del mandato del Primo Ministro Shinzo Abe nel 2021 sia un fattore che possa portare molti cambiamenti nel Paese o preoccupare gli investitori.

Dopo tutto, il Partito liberaldemocratico (LDP) potrebbe modificare le sue regole di leadership – come ha fatto in passato – e permettere ad Abe di presentarsi ancora una volta alle prossime elezioni. La fine dell’Abenomics potrebbe non essere vicina.

Il Giappone ha iniziato il 2020 in leggero ritardo rispetto ai paesi occidentali a seguito delle lunghe vacanze di Capodanno, mentre la prima settimana del mercato è stata scossa dai problemi missilistici dell’Iran, e successivamente dallo scoppio del coronavirus in Cina.

Il Giappone non è immune ai problemi globali, piuttosto è abituato a gestirli: geograficamente si colloca tra vicini ostili e dotati di armamenti nucleari, mentre il suo principale partner commerciale, la Cina, è stata interessata da diverse ondate protezionistiche negli ultimi settant’anni.

Basti pensare alla crisi della SARS del 2003 e all’inondazione della Thailandia del 2011 che ha avuto un impatto significativo ma temporaneo sull’economia giapponese.

Prestiamo ovviamente grande attenzione all’impatto di questo tipo di eventi globali sulle singole società, ma continuiamo a essere ottimisti rispetto alle prospettive per le storie di successo poco conosciute che abbondano in Giappone.