In questi tempi difficili

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In questi tempi difficili, dove Covid-19 e Coronavirus sono le parole più utilizzate dai mezzi di informazione e diventate (tristemente) trend nei motori di ricerca, moltissime aziende si sono organizzate, volenti o nolenti, come risposta al lockdown imposto dall’emergenza sanitaria mondiale.

Il concetto di smartworking, già ampiamente approfondito da professionisti più autorevoli di me in materia, è stato ormai sdoganato anche in ambienti solitamente lontani da tecnologie e innovazione. C’è da dire che alcune organizzazioni lungimiranti avevano previsto questa modalità di lavoro (da remoto) già dai primi anni 2000 (parlo per l’Italia), facendosi precursori di uno stile di lavoro (quello smart appunto) decisamente vantaggioso per azienda e dipendenti.

Smartworking vs lavoro da casa

Il lavoro da casa (o telelavoro) è uno strumento consentito in forma contrattuale e prevede che una mansione venga svolta a distanza, fuori dagli spazi aziendali, con le stesse tutele e modalità di chi lo svolge all’interno.

Lo smartworking è da considerare, invece, come un concept: i collaboratori che abitualmente svolgono il proprio lavoro all’interno delle “mura” aziendali godono della possibilità di un lavoro più agile, cioè di una flessibilità in termini di orario e luogo di svolgimento della propria attività. E’ un vantaggio organizzativo (un benefit) per il dipendente

Il lavoro da casa ai tempi del coronavirus

Moltissimi lavoratori si sono trovati da un momento all’altro a doversi ritagliare, non senza difficoltà, uno spazio “casalingo” di lavoro. Se il lavoro da casa ha come obiettivo quello di facilitare la vita di un lavoratore non si può dire, purtroppo, che il periodo che stiamo vivendo possa essere considerato un case-study in tal senso.

Donne e uomini (fin troppo) abituati alla personale, ordinata e tranquilla scrivania di un ufficio del centro di Milano, dove solo la Milano-Meda o la circonvallazione possono rappresentare un problema in termini di stress, sono costretti ora a reinventarsi un inaspettato e improvvisato angolo di casa in cui concentrare la propria giornata lavorativa.

Angolo che, per l’appunto, non può certamente essere considerato un paradiso lavorativo in questi giorni di isolamento soprattutto per chi ha figli piccoli, genitori anziani o disabili che esigono giuste attenzioni.

Tuttavia, seppur nelle migliori delle ipotesi il lavoro da casa sia visto come la possibilità di non dover interrompere l’attività lavorativa, c’è anche da considerare che l’applicazione di questo strumento per un periodo prolungato, come quello in cui ci troviamo, diventa un pesante onere economico per i lavoratori stessi.

I consumi di luce e gas, il pranzo, i costi di stampa e cancelleria, il raddoppio delle spese alimentari sono alcuni esempi di come rapidamente alcuni costi siano state trasferite dall’azienda interamente al dipendente. Costi che non sono da trascurare nei casi di lavoratori appartenenti allo stesso nucleo familiare.

E per chi non puo’ lavorare da casa?

Conosco molti lavoratori, alcuni di essi davvero in gamba, improvvisamente costretti a interrompere la propria attività e ai quali è stato richiesto di usufruire delle proprie ferie e dei permessi fino ad arrivare a decurtazioni di stipendi, ammortizzatori sociali ed altre forme che il nostro ordinamento prevede al fine di salvaguardare l’attività produttiva.

E’ chiaro, chiedere ad un dipendente di fare sacrifici ed evitare il collasso del sistema è sicuramente la soluzione più semplice. Ma qual è quella più coraggiosa? Le aziende dovrebbero essere incentivate a evitare di pesare le proprie difficoltà sulla loro parte “umana” ricercando soluzioni che tutelino l’integrità fisica, psicologica e morale dei lavoratori che ne vivono gli spazi ogno giorno.

Chi vincera’ questa battaglia?

Al termine della più difficile battaglia che il mondo sta affrontando nel corso della storia recente, solamente le aziende che saranno in grado di sostenere e tutelare il proprio personale, le risorse umane, potranno davvero dire di aver “vinto”. Affiancando un adeguato piano di comunicazione interna ed esterna destinato proprio al rapporto tra datore di lavoro e collaboratori, otterranno un vantaggio competitivo che durerà nel tempo e vincerà qualsiasi imprevisto accada nel corso della vita lavorativa.